mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Considerazioni inattuali

Il Castello di Kafka ad Ottaviano

“Che cos’è la vita nostra?” l’interrogativo di Nikolaj Gogol’ ne Le anime morte Una convalle, in cui si sono accampate le afflizioni. Che cos’è il mondo? Una calca di gente, cui manca il sentire.” Il sentire quale misura della distanza tra l’uno e il tutto: quella stessa moltitudine per cui il singolo lotta, cui brama arrivare, farsi intendere, comprendere ed essere compreso ed accolto a sua volta. Tra l’intenzione e la voglia di raggiungere un miraggio: un muro, che appare – ed è, troppo spesso – quasi invalicabile.

L’INACCESSIBILITA’ DEL SISTEMA

Ebbene, come aggirarlo? Come entrarvi – nella struttura che è organismo imperante – seppure inaccessibile? Non si può sentire né pensare tutti allo stesso modo, così come è impossibile comprendersi completamente e far sì che il nostro tempo – non c’entra quello fisico in cui viviamo, ma come lo viviamo – coincida con quello dell’altro? Come arrivare al “castello”?Come dunque riconoscere le debolezze, le scalfitture, le intercapedini di un ordinamento fisso ed unitamente mutevole?

IL CASTELLO METAFISICO E QUELLO TERRENO

Qui la grottesca utopia a metà tra l’angoscioso, cervellotico desiderio di quella struttura fenomenica ed allegorica di Franz Kafka nel suo capolavoro del 1926 ed un castello reale, esistente eppure circondato da un’aura onirica impalpabile – come quello mediceo di Ottaviano, che il giovane Raffaele Cutolo – futuro fondatore della Nuova Camorra Organizzata – guardava come simbolo ed icona del potere cui mirare dal basso.

L’ORIENTAMENTO

Nel film dell’86 di Tornatore ispirato alla sua vita, Ben Gazzarra che lo interpreta fa spesso riferimento all’orientamento al modo con cui scardinare con intelligenza un sistema inteso quale ordine globale e quasi inoppugnabile; determinante allo stesso modo l’alienazione e la frustrazione di K., protagonista del Castello kafkiano, che ne viene al contempo invitato ed emarginato. Il castello, emblema del contorto sistema di potere da raggiungere, delle leggi che lo regolano da comprendere, dei suoi abitanti da cui farsi accogliere.

LA CONQUISTA ILLUSORIA

In entrambi i casi i due sono stati ad un passo dal farlo, dal superare un sottilissimo ma acutissimo argine. Quello fisico, che fu la residenza dei Medici, venne infatti acquistato dal boss – che però non riuscì mai ad abitarlo – così stranamente vicino per lo stesso anello di congiunzione alla metafisica magione che ogni volta sembra così vicina a K. ma dove poi egli non riuscirà mai ad entrare.

DALLO SPIRITO ALLA TERRA

Un castello teologico dunque, quello kafkiano, come vuole la sua principale interpretazione religiosa e psicoanalitica (di Max Brod) poi raggiunta da un’altra, sociologica, nel rapporto tra individuo e società per Benjamin e quella tra uomo e capitalismo per la critica di stampo marxista; sempre più vicina al castello terreno, carnale, dell’entroterra campano circondato dai contadini mezzadri, che lavoravano la sua terra, come per un’entità pagana e chimerica: abbagliante come il candore del castello rinascimentale.

L’ANELLO DI CONGIUNZIONE

L’anello di congiunzione di questo miraggio inseguito e mai veramente acquisito risiede e poi ristagna proprio nel suo punto di partenza: nella stessa tensione che ne ha generato il desiderio, nell’ὄρεξις (órexis) che ne è foce e fine; nella brama di raggiungere, arrivare e conquistare la propria identità: asservire ciò che compone il castello, chi lo abita e destrutturarne l’essenza con qualsiasi mezzo, nonostante e a discapito di tutto e tutti.

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