Cos’è la “gloria”?
La radice indoeuropea della parola “gloria” è klu, dal sanscrito çru, poi con aggiunta del suffisso –ria, dal sanscrito –sya, ed ha il senso originario di udire, farsi udire, anche risuonare. E’ la stessa radice di ascolto, orecchio, udito.
La gloria divina nel cristianesimo è intesa, traducendo l’ebraico shekinah, come presenza chiara, luminosa, che prende dimora, si stabilisce, abita. In sintesi, la shekinah è connessa con la gloria, che è il farsi sentire e manifestarsi chiaramente nell’ascolto. Cioè Dio si manifesta con chiarezza e dimora in noi quando ci mettiamo in Suo ascolto. Quindi, se lo ascoltiamo, la Gloria di Dio dimora in noi.
Shemà Israel, “Ascolta Israele” (Dt 6,4), leggiamo nel Deuteronomio. La fede, infatti, nasce dall’ascolto.
Le letture della Liturgia della notte di Natale di quest’anno evidenziano il significato della gloria divina in alcune delle sue accezioni più comprensibili nel nostro limite.
Nella lettera di San Paolo a Tito si legge: “…è apparsa la grazia di Dio… nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo”, cioè gloria nella realtà della Resurrezione, luminosa presenza di Dio radicata stabilmente nella nostra natura rinnovata.
Il Salmo 95 ci esorta: “Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie”, cioè la Sua infinita potenza, in tutto e su tutto.
E nel Vangelo di Luca alcuni pastori, cioè gli uomini miti che accolgono senza alcuna opposizione che Dio si stabilisca tra gli uomini, acclamano: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”, cioè proclamano nella semplicità che la Luce benefica di Dio e il Suo chiarissimo Amore per l’umanità risplendono e risuonano non solo in terra ma anche “nel più alto dei Cieli”.
Adesso sappiamo non “cos’è” la gloria bensì “Chi” “è” la Gloria.
Infatti, nel capitolo 1 al versetto 14 del Vangelo di Giovanni si legge: “e noi vedemmo la Sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità”.
E’ questo che ancora oggi noi possiamo vedere del Gesù di Nazareth, non il Suo corpo fisico, che ci ricondurrebbe inevitabilmente, a causa della nostra natura, ad un concetto di mortalità, ma la Sua Gloria, che era già da prima, quando Egli era nel Padre, e che, per lo Spirito Santo, sarà sempre. Il Corpo del Risorto, che è la Gloria di Dio, trasfigura tutto, sussiste in tutto ciò che è grazia e verità, perché Dio stesso è Grazia e Verità, cioè Amore e Fedeltà.
Chi vive nella Verità e nella Grazia del nostro Signore, vive nella Gloria di Dio, abita in Gesù, già nella grotta di Betlemme, e l’Uomo-Dio vive attimo dopo attimo nella nostra vita.