La relazione Medico-Paziente è il cardine della terapia.
Se questa relazione è fondata sulla, scambievole, fiducia e su un leale rapporto interpersonale, la terapia che verrà attuata sarà conforme con le reali necessità fisiopatologiche del Paziente. Infatti, il primo contatto con il Paziente è l’ascolto. Ciò crea la relazione di fiducia che costituisce l’elemento essenziale per l’inizio di qualsiasi relazione Medico-Paziente.
Empatia, condivisione dei bisogni, partecipazione a delusioni e speranze, ma anche osservazione ed analisi del linguaggio verbale e non verbale, comprensione delle strutture cognitive sottostanti ai comportamenti, che sono naturalmente differenti in ciascuno dei Pazienti, conseguente assunzione del ruolo di “base sicura”, di ancoraggio per il debole disorientato, qual è ogni paziente, anche, e forse ancora di più, quando appare spavaldo e coraggioso: sono queste le condizioni necessarie per una buona premessa alla terapia farmacologica o chirurgica.
Approccio etico e psicologico, certo, ma anche cattolico. Cattolico, καϑολικός, cioè universale. Madre Teresa di Calcutta era solita dire che quando incontrava in strada a terra una persona malata non chiedeva quale religione professasse, la curava, e basta.
La disposizione interiore del Medico Cattolico è questa, prescinde criteri personali di scelta o di giudizio, è per tutti.
Grande insegnamento, quello di Madre Teresa, Premio Nobel per la Pace nel 1979 e Medico per Laurea honoris causa conferitale dall’Università Cattolica del Sacro Cuore nel 1981… Un Suo monito, imprescindibile nella nostra pratica professionale quotidiana ma che tuttavia spesso soverchia la nostra capacità di amare l’Altro, dice: “Non dobbiamo permettere a nessuno di allontanarsi dalla nostra presenza, senza sentirsi migliore e più felice”. E, possibilmente, curato.