giovedì, 21 Novembre, 2024
I dialoghi de La Discussione

Per un Welfare del XXI secolo. Un caso: l’assistenza agli anziani

Il sistema di Welfare State, vanto della vecchia Europa riformista e socialdemocratica, in larga parte non è più adeguato ai nostri tempi, troppe le variabili sociali ed economiche mutate. Oggi bisogna andare avanti verso un welfare capace di unificare gli obiettivi comunemente considerati inconciliabili: allargare e migliorare gli standards di sicurezza sociale diminuendo la spesa degli Stati, oltre il vecchio modello di welfare state.

Il realismo della missione dipende essenzialmente dalle lenti che adoperiamo per osservare il passaggio dal vecchio al nuovo mondo e l’autore che propone questa discussione ritiene ambiziosamente di poter dare un contributo in questa direzione: indicare una strada praticabile, attraverso la valorizzazione e l’integrazione dei soggetti e dei ruoli socialmente protagonisti e interessati a vincere la scommessa.

Questi sono il settore pubblico, il mondo delle imprese e del lavoro, il terzo settore.

In questo viatico, gli stessi modelli classici di welfare saranno interamente da rivisitare e integrare fra loro, un lavoro da compiere senza pregiudizi ideologici, alla conquista di un modello più prossimo alla contemporaneità.

Utile intanto affermare che non esiste un modello unico, quello socialdemocratico, e che alla luce di nuove linee di divisione economiche, sociali e finanziarie che aiutano la de-ideologizzazione del dibattito è necessario affermare che il welfare non fu soltanto quello elaborato dal Movimento operaio anglosassone della prima rivoluzione industriale (dalla metà del XVIII secolo alla metà del XIX), occorrerà finalmente fare i conti con altri due modelli storici, relegati nell’angolo degli sconfitti dalla storia, e che invece qualcosa sanno dirci sugli errori del passato e sulle opportunità del futuro: quello germanico e conservatore curato e proposto da Bismarck (dal 1871, anno dell’unificazione della Germania), e quello volontaristico e caritatevole del mondo religioso e di talune istituzioni laiche (modello sempre esistito nella dimensione della carità, poi strutturatosi, dalla fine del XIX secolo, nel graduale passaggio dalla semplice beneficenza a servizi organizzati e potenti a livello internazionale).

Leggeremo le proposte ed apriremo una discussione il più possibile aperta e laica.

Ma la letteratura per quanto interessante, non è di per sé sufficiente a cambiare il mondo, così l’autore propone, anche sulla base di una sua personale esperienza professionale e imprenditoriale, riflessioni e proposte su un caso concreto, relativo ad un settore del welfare, l’assistenza agli anziani, e quando si discute di vita concreta contano i fatti e le cifre.

La discussione beneficerà così di esperienze e considerazioni più centrate e concrete, arricchendo la convinzione che forse questo lavoro di revisione debba essere fatto su tutti i settori del welfare.

Ed anche il ritorno al ragionamento sul modello di welfare ne riceverà sicuramente profondità e conoscenza.

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