Se come scriveva Schopenhauer “i grandi spiriti raggiungono l’equilibrio solo dopo grandi dissidi” allora possiamo affermare convintamente che il dissidio è vittoria in sé perché è “Felice l’uomo che ha raggiunto il porto/ che lascia dietro di sé mari e tempeste/i cui sogni sono morti o mai nati” (Primo Levi, Ad ora incerta, Milano Garzanti 1984). E’ sempre e necessariamente lo stato di crisi dunque a condurci verso una effettiva risoluzione interiore. Quella che si manifesta nella sua condizione più propria di risposta, dopo una serie interminabile di domande: gli strati che si innestano l’uno sull’altro scavalcandosi in un cono d’ombra che ottenebra la mente, per poi scoppiare e cadere insieme perché si scorga infine la luce.
CHI NON SI E’ PERSO NON POSSIEDE
La grandezza della luce si presenta dapprima come un piccolo spiraglio, come “uno spasimo di luce” per dirla con Pound – poiché il finale non nasconda mai il sacrificio con cui viene raggiunto. La conoscenza infatti – anche per i più brillanti – è sempre frutto di esperienza. Chi riesca nel labile e particolarissimo connubio tra esperienza ed intuizione, a comprenderne la risoluzione – può considerare superato il suo più funesto naufragio; quello necessario alla conoscenza. Perché, appunto “La conoscenza è nella nostalgia” e “Chi non si è perso non possiede” secondo Pasolini.
LA FIAMMA SPENTA
La dicotomia sta proprio nel concetto del “perdersi” che però non significa realmente perdere, bensì salire un gradino per giungere alla luce della conoscenza: ipso facto, vincere. La vittoria sta perciò nel superamento dello stato di confusione e di crisi, necessario a ri-trovare la chiarezza cristallina del lume della ragione, prima spento. “Felice l’uomo come una fiamma spenta” continua Levi ne Ad ora incerta, per descrivere l’adagio successivo alla battaglia. E’ necessario dunque spegnerci, e poi adagiarci per un momento ed avvertirne la nostalgia per capire, conoscere, rinascere: riaccendere il lume, la fiamma dello spirito.
LA NOSTALGIA CHE E’ PASSATO PRESENTE E FUTURO
Per volare come Baudelaire “Al di sopra del sole, oltre lo spazio” nella sua Elevazione “Al di là dei confini delle sfere celesti” dove “navighi, mio spirito con agilità” – “innàlzati ben lontano dai miasmi pestiferi/ vai a purificarti nell’aria superiore” (Charles Baudelaire, I fiori del male); questo l’augurio di volontà che fa il poeta a sé stesso: elevarsi ed elevarci alla conoscenza, grazie a ciò che abbiamo esperito – superarlo senza dimenticare lo stato di crisi cui guardare per mezzo della nostalgia: che è passato, presente e futuro.