Ci sono persone che, per diversi motivi, vivono ai margini del mercato del lavoro, poiché faticano ad accedervi o a rientrarvi.
A ciò provvedono le cooperative di tipo “B”, vere e proprie imprese che coniugano attività produttiva e percorsi d’integrazione socio-occupazionale, perché, come ha sottolineato più volte Papa Francesco, il lavoro ha a che fare con la dignità delle persone e nessuno può essere lasciato indietro, perché, in caso contrario, trionferebbe la cultura dello scarta all’origine di tutti i mali che riguardano il pianeta.
In Federsolidarietà, organizzazione che riunisce le cooperative sociali e le imprese sociali che aderiscono alla Confcooperative, su un totale 6.700 imprese oltre 2.000 sono cooperative di tipo B.
I numeri che raggiungono sono davvero impressionanti.
Innanzitutto sotto il profilo occupazionale, in quanto “danno lavoro a 60.000 persone di cui 18.000 svantaggiate (la metà con disabilità) e oltre 10.000 con un grave svantaggio sociale non certificato” e, inoltre, “fatturano 1,8 miliardi di euro e rappresentano il 70% del totale del fatturato e degli occupati di tutta la cooperazione sociale di tipo b del paese”.
Secondo un recente focus del Centro Studi di Confcooperative l’80% di queste cooperative sono impegnate nei servizi, mentre il restante 20% in agricoltura, industria e costruzioni. Un occupato su due è donna, uno su dieci ha meno di 30 anni. I migranti extra Ue sono il 9%. Una cooperativa su tre è a guida femminile. Ben 7 occupati su 10 sono assunti a tempo indeterminato.
Oltre 4 cooperative su 10 sono di recente costituzione (hanno meno di 10 anni), le grandi sono l’1,5%, le medie il 15,8% che realizzano il 50% dell’occupazione e del fatturato complessivo; le piccole il 35,6%, mente le micro sono il 47,1%. Il Nord Ovest guida la classifica dei territori con più cooperative di inserimento lavorativo: più di 1 su 3 in Lombardia reginetta tra le regioni con ben 410 cooperative di tipo B, seguono a distanza l’Emilia Romagna con 177 e il Veneto con 173.
Prima regione del Sud la Puglia con 139 che precede il Piemonte con 137 e la Sicilia con 135. Il Nord guida la classifica di fatturato (ogni 100 euro di fatturato 70 sono prodotti al nord) e di occupati (ogni 100 persone occupate, 70 lavorano al Nord).