lunedì, 16 Dicembre, 2024
Europa

Infrazioni UE, Italia degli eco reati

Infrazioni alle leggi Europe, l’Italia continua a inanellare record negativi sborsando centinaia di milioni senza mettere mano ai problemi segnalati. Come sappiamo si parla molto in politica – in particolare le iniziative dei cosiddetti Sovranisti – contro l’Europa, si critica Bruxelles, si hanno nel mirino le decisioni Ue, ma spesso si dimentica di dire come l’Italia su problemi seri che riguardano i cittadini si ponga fuori le leggi decise assieme agli altri Paesi su temi delicati come: ambiente, minori, anziani, lotta alle eco mafie, concorrenza, inquinamento, sanità; per citare i casi più evidenti.

Si tratta di multe per mancati controlli e applicazioni di leggi Europe in materia di discariche abusive, smaltimento non conforme di sostanze inquinanti, sulla qualità delle acque potabili; per infrazioni alle regole di aiuto a settori industriali in crisi, per mancato rispetto dei regolamenti Ue; fino alle multe per non aver dato seguito alla totale applicazioni di leggi relative alla pornografia e allo sfruttamento dei minori.
Le procedure attualmente aperte dall’Unione nei confronti dell’Italia sono 79, di cui 71 per violazione del diritto Ue, 8 per mancato recepimento delle direttive.

Nel 2019 inoltre si è registrato un aumento di circa il 40%, delle segnalazioni e multe, per un esborso totale di 301 milioni di euro. Sino alcuni dei dati elencati da Daniela Corona, docente di Diritto dell’Unione Europea presso l’Università Luiss Guido Carli, e contenuti in uno studio realizzato da Luiss in collaborazione con la testata giornalistica Sanità Informazione. I dati sono stati presentati nel corso del “II Convegno Nazionale sull’inadempimento di direttive comunitarie e obblighi risarcitori dello Stato nell’ambito sanitario”.

Giusto per ricordare la posizione dell’Italia, per il mancato rispetto delle norme, le infrazioni segnalare sono state dal 2002 ad oggi, 1.358. C’è anche un conteggio: l’Unione ha aperto negli ultimi 17 anni, sei fascicoli al mese per infrazioni che l’Italia ha commesso.

Stando a questa mole di richiami sono tante le vicende italiane finite nel mirino della Commissione, inoltre, ciò che si da per sbrigativamente assodato in Italia non è detto che sia giusto per la Ue come nel caso delle concessioni balneari, prorogate con l’ultima legge di Bilancio per altri 15 anni (in difetto rispetto alla direttiva Bolkestein), su cui il Governo ha assicurato l’invio di “una serie di motivazioni” a Bruxelles. Ma la Ue potrebbe far scattare rimettere tutto in discussione. Il vero problema dell’Italia sono le questioni ambientali dove si sono accumulati il numero più alto di fascicoli aperti: 16 (dei 71 ancora in discussione).

Un dato significativo per denunciare i ritardi dell’Italia nella tutela della natura – malgrado richiami lettere e sollecitazioni – non sono stati ancora indicati all’Unione i 463 siti di importanza comunitaria per la conservazione degli habitat naturali e delle specie protette inclusi nella rete Natura 2000. Altre infrazioni riguardano fiscalità e dogane (11), trasporti (6), concorrenza (5). È alle porte, inoltre, il deferimento alla Corte di giustizia Ue per l’infrazione avviata nel 2014 sull’acqua potabile: in alcune zone d’Italia, infatti, sono stati superati i parametri fissati per l’arsenico e il floruro, con rischi per la salute umana e senza una corretta informazione nei confronti dei consumatori.

In un solo giorno, (lo scorso 7 marzo), l’Italia è stata deferita alla Corte Ue per l’inquinamento atmosferico: Roma, secondo l’esecutivo, non avrebbe rispettato i valori limite convenuti sulla qualità dell’aria; e in 10 agglomerati con 7 milioni di persone non sarebbero state adottate le misure necessarie per ridurre i livelli di inquinamento.

Finiscono sul banco degli imputati per il mancato rispetto delle regole europee anche altri fatti come l’inquinamento prodotto dall’impianto siderurgico dell’Ilva e l’epidemia della Xylella. Inoltre c’è il grande capitolo nei rapporti tra Roma e Bruxelles relativo alla questioni economiche sul debito pubblico con una lunga serie di richiami, lettere, repliche minacciose o concilianti. I costi che l’Italia paga per non essersi messa in regola con i richiami Ue, sono pesanti. Per rimanere nel campo dell’ambiente, la cifra più alta pagata è per le discariche abusive: negli ultimi 4 anni sono stati pagati 200 milioni di multa. E ancora mancano oltre 50 discariche da bonificare.

Da aggiungere altri 25 milioni di multa per il trattamento e smaltimento delle acque reflue. Negli ultimi sei anni sono stati versati 550 milioni, e solo lo scorso anno 148 milioni, pagati alla Ue per non essere riusciti a risolvere i problemi di casa nostra. Infine da quanto emerge dal database della Commissione delle infrazioni consultabile su internet della commissione un totale di oltre 20.560 infrazioni aperte dall’esecutivo comunitario da quando è nata la moneta unica, gli Stati più colpiti – oltre all’Italia – sono Grecia, Portogallo, Spagna, Polonia e Francia.

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