Con 2,6 miliardi di euro stanziati all’interno del Piano nazionale di ripartenza e resilienza (Pnrr), suddivisi in due distinte misure a sostegno del Parco Agrisolare (1,5 miliardi) e dello Sviluppo agrovoltaico (1,1 miliardi), il mondo agricolo è invitato a raccogliere una sfida ambiziosa: coniugare il doppio ruolo di produttore di cibo e di energia. Il salto in avanti da compiere, in ogni caso, dovrà essere di natura culturale. Il tema è stato affrontato nel corso di un webinar organizzato da Fieragricola in collaborazione con Qualenergia.it e moderato da Leonardo Berlen.
L’iniziativa formativa, rivolta al mondo agricolo e agli operatori professionali del settore, si inserisce in un ciclo di convegni online in vista della 115ª edizione di Fieragricola, rassegna internazionale dedicata all’agricoltura, in programma a Veronafiere dal 26 al 29 gennaio 2022. Punto di partenza del webinar è stata la definizione dei sistemi agrovoltaici, «sistemi integrati tra fotovoltaico e agricoltura, in cui vi sia un doppio uso del suolo e che presentino delle sinergie tra la fotosintesi e l’effetto fotovoltaico», come ha specificato Alessandra Scognamiglio della Divisione Fotovoltaico e Smart Devices del Dipartimento Tecnologie energetiche rinnovabili e coordinatrice della task force Agoivoltaico sostenibile di Enea. In questo modo si supererebbe il modello di pannelli fotovoltaici a terra, osteggiati da quella parte di mondo agricolo che si batte contro il consumo inutile di suolo, in quanto l’agrovoltaico viene installato ad altezze superiori e in posizioni tali da permettere di coltivare e di consentire l’utilizzo di mezzi agricoli soluzioni di agricoltura di precisione per le operazioni in campo.
Nell’ambito della multifunzionalità in agricoltura, l’agrovoltaico è un’opportunità che – a parte l’incognita data da un vuoto legislativo non ancora colmato e dalla mancanza di una politica universale a livello nazionale, alle quali si sono preferiti indirizzi regionali non omogenei – può trasformare la figura dell’imprenditore agricolo, migliorare la competitività delle aziende, ridurre le emissioni in agricoltura, contrastare alcuni effetti dei cambiamenti climatici, armonizzarsi con il paesaggio e rispondere agli obiettivi ambientali di decarbonizzazione. L’Unione europea, infatti, ha innalzato l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra ad almeno il 55% rispetto al 1990. «Le prospettive di crescita del fotovoltaico nell’Ue-27 vedono una crescita esponenziale fra il 2020 e il 2024, anno in cui si potrebbero sfiorare i 300 Gigawatt installati», ha affermato Michela Demofonti, coordinatrice del Gruppo di Lavoro Agro-fotovoltaico Italia Solare, associazione che esprime oltre 500 soci nel settore per un fatturato che supera 1,5 miliardi di euro. Un trend positivo anche per l’Italia, «dove gli obiettivi di installazione al 2030 sono stati fissati in 52 Gigawatt, più del doppio rispetto ai 21,6 GW installati nel 2020».
«Il potenziale per gli agricoltori è notevole e i benefici per le imprese agricole – riassume Alessandra Scognamiglio – possono essere sintetizzate in ambiente controllato per colture; energia per sistemi di raffrescamento e riscaldamento; protezione da pioggia, grandine, vento; introito economico, gestione e controllo idrico; migliorata qualità del suolo; riduzione dell’uso di plastiche; resilienza al cambiamento climatico». Diverse anche le soluzioni tecniche attuabili, che spaziano dalle serre fotovoltaiche ai sistemi agrivoltaici in piena aria, dai panelli agrivoltaici con tunnel a soluzioni orientabili, al doppio pannello. Declinazioni differenti, sulla base delle caratteristiche dell’imprese agricola ospitante, delle colture che si alternano in rotazione, delle necessità legate ai cambiamenti climatici. L’esempio illustrato da Giovanni Simoni, fondatore di Kenergia spa, comprende addirittura un sistema di recupero e immagazzinaggio dell’acqua piovana, così da fronteggiare eventuali problemi di siccità in alcuni periodi dell’anno. Il doppio uso del suolo e l’unicità dell’imprenditore – che da un lato è agricoltore e dall’altro «energy-manager» – distingue la nuova frontiera dell’agrovoltaico dai pannelli a terra, ormai superati sia per il consumo di suolo (sottraggono terreno alle colture agricole) che per l’impatto paesaggistico.
«L’agrovoltaico è un progetto di lungo periodo, che necessità una pianificazione e una armonizzazione a livello ambientale», evidenzia Giovanni Simoni. Il messaggio è chiaro: non ci si improvvisa imprenditori agricoli e produttori di energia da agrovoltaico, anche perché i costi e le superfici richieste, ancorché non impattanti sul piano del consumo del suolo, sono superiori rispetto al fotovoltaico di prima generazione. Ma come risposta alla transizione ecologica e differenziazione del reddito agricolo è un’opportunità da valutare attentamente ed è con questi obiettivi che Fieragricola 2022 offrirà spunti di dibattito e un salone delle rinnovabili più ampio».
«Non far entrare in conflitto il fotovoltaico con la pratica agricola deve essere la stella polare dell’agrovoltaico – conclude Leonardo Berlen di QualEnergia.it -. Per questo, serve un lavoro tecnico di squadra e quasi sartoriale sul progetto, che non sarà quindi standardizzato, ma complesso, e anche per questo stimolante e con interessanti opportunità per tutti gli attori. Servono esempi da far conoscere e da replicare, ma anche una maggiore attenzione del legislatore nazionale e regionale a questo tipo di iniziative».