venerdì, 15 Novembre, 2024
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Il freno della BCE? Può attendere

Nella riunione del 9 settembre la BCE ha lasciato i tassi d’interesse fermi a zero, con il tasso sui depositi a -0,50 e quello sui prestiti marginali a 0,25%. La stima di crescita per l’area euro sale invece al 5% per il 2021, e al 4,6 % e 2,3% per il 2022 e 2023.

In linea con le attese anche l’annuncio di una ricalibratura del PEPP, cercando di mantenere un tono ancora accomodante, anche se all’insegna della ripresa economica, e di una risalita più evidente dell’inflazione.  La BCE ha deciso all’unanimità di “ridurre moderatamente” il ritmo degli acquisti del programma PEPP nel quarto trimestre, ma la decisione era largamente attesa. Lagarde ha poi ovviamente cercato di ridimensionare la portata di questa decisione chiarendo che non si tratta di tapering, ma di ricalibrare  uno strumento specifico pensato per la pandemia.

 

La ricalibratura del PEPP

La Lagarde ha spiegatoche il Pepp è un programma strettamente legato alla pandemia e alla sue evoluzione e che è uno degli strumenti a disposizione della BCE. Con questa affermazione ha sortito due effetti principali: non allarmare i mercati  preparandoli al contempo ad un futuro di politica monetaria meno espansivo. Un esercizio di comunicazione non facile. La ripresa infatti sta entrando in una fase più avanzata grazie al successo della campagna vaccinale in Eurozona e al fatto che la diffusione della variante Delta non ha, per il momento, necessitato nuove misure di riduzione della mobilità sociale. Ciò detto, il ritorno al pre- pandemia è ancora lontano e le variabili d’incertezza rimangono la pandemia e gli ostacoli all’attività produttiva derivanti dai problemi di approvvigionamento dei materiali produttivi.

Inflazione al 3% ad agosto

Sul fronte inflazione, le stime della Bce sono state riviste al rialzo ma ancora sotto l’obiettivo di medio periodo a 2,2% nel 2021, all’1,7% nel 2022 e all’1,6% nel 2023. La Bce interverrà quindi senza fretta per mantenere l’inflazione vicina al 2% e dar vita al tapering.

Secondo l’Eurostat, l’inflazione annua dell’Eurozona si è attestata sul 3%, con una variabilità tra i pesi delle variabili che la compongono: l’energia ha registrato il tasso annuo più elevato (+ 15,4 rispetto al 14,3 di luglio), seguita dai beni industriali non energetici  e dagli alimentari, alcolici e tabacco.  In merito all’inflazione, il giudizio complessivo della BCE rimane quello che il rialzo sia transitorio e che l’inflazione torni sotto il 2% il prossimo anno, senza che si verifichino effetti di trasmissione dai prezzi ai salari, sul mercato del lavoro. Lo scenario centrale continua infatti a prevedere un’inflazione a medio termine, nel 2023, decisamente ancora sotto l’obiettivo, all’1.5%.

Il Tapering che verrà

Il programma di stimoli rimane a 1.850 miliardi e la Bce rimarrà flessibile.Alla luce del miglioramento delle condizioni macroeconomiche, diventa invece più difficile ipotizzare il disegno di un piano post-pandemico per accompagnare la ripresa, che conservi appieno tutta la flessibilità del PEPP. Questo potrebbe verificarsi solo se la crescita dovesse deludere. Infine, al momento, non vediamo le condizioni per un rialzo dei tassi BCE, e quindi per la fine degli acquisti di titoli, prima della fine del 2024. “Tapering or not tapering” questo è il dilemma. Per adesso risolto positivamente.

 

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