Affacciata dagli spiragli di cielo tra i merli del castello Ruffo a Scilla, mi rivolgo accigliata dall’arbitrio del sole al mar Tirreno: quello che corre lungo lo stretto di Messina; è un mare denso, blu cobalto che mangia la terra: le coste calabresi di un mondo a parte, che è una scintilla vera e propria, da cui il nome rubato ad una ninfa marina – trasformata da Circe per gelosia in una creatura mostruosa mentre si bagnava nella spiaggia di Zancle; figlia di quel mare, come fu per Metis figlia di Oceano: incarnazione di ragione ed intelligenza – che, incinta di Atena, venne ingoiata da Zeus, dalla cui testa poi nacque la dea della sapienza: “Il saggio Zeus la generò da solo” secondo gli Inni Omerici.
L’AUTONOMIA DEL PENSIERO SENZA LEGAMI
Anch’ella proprio come Scilla, legata visceralmente al luogo: alla città di Atene la dèa vergine, al borgo calabrese la seconda; riemersa dal mare glaucopide, “dagli occhi verdeazzurri”. E’ indipendente, appare quasi slegata dalla regione – splendida – della Calabria. Come se rifiutasse legami, si sporge a picco sul mare e sollecita la riflessione. Perché ciò che non ha legami abbraccia il libero pensiero e si rende pertanto privo di prevenzioni e condizionamenti. Ma, dunque, si può essere parte di un tutto senza esserne condizionati, mantenendo la propria unicità di singoli e pensando in disparte da quel legame?
L’AUTODETERMINAZIONE NON VUOL DIRE ESCLUSIONE
L’aspirazione più utopica forse è proprio questa: restare unici e liberi essendo parte di una collettività – senza risolversi nell’eremitaggio o ridursi all’abisso dell’alienazione più grigia. Questo l’invito alla riflessione di Scilla: non escludersi ma autodeterminarsi, far parte senza essere travolti dal tutto, dal resto. E ripartire ognuno dal e nel suo piccolo mondo – per aiutare l’altro. In treno, in viaggio mentre raggiungevo Scilla, ho incontrato un geometra – mi ha detto: “le decisioni vengono dall’alto ma tutti noi – ognuno ricominciando da sé – possiamo fare tanto per il nostro territorio”. Sono arrivata poi al convegno per il quale mi trovo qui e Paolo Mieli ha detto che il potere o l’influenza di alcune figure – per quanto rilevanti – non può bastare: occorre coinvolgere veramente il popolo, a determinare le classi dirigenti, a votare più spesso; ad essere sempre più parte del tutto.
IL SINGOLO PER LA MOLTITUDINE
Ed è infatti questo il significato della singola, piccola parte che contribuisce al rafforzamento e all’evoluzione della moltitudine senza esserne travolta e guidata: mantenendo la sua unicità, la libertà nel pensare e nell’agire, la purezza dell’unico; come fa Scilla, emblema dell’uno che mantiene la sua essenza intatta e si fa luogo. E lotta per restare ciò che è – quale espressione più autentica di cambiamento. Perché la volontà di restare e di mantenere il territorio – soprattutto a sud della penisola – significa voler cambiare, coscientemente e fattivamente; nutrendo una speranza sempre viva, che si rigenera continuamente nel futuro grazie a ciò che è stata.