sabato, 21 Giugno, 2025
Ambiente

5 anni fa il sisma di Amatrice, Ingv “Dobbiamo imparare a difenderci”

“Dal 24 agosto 2016, la rete sismica nazionale dell’INGV ha registrato oltre 124.000 eventi, e ancora non è terminata. Nell’area epicentrale si è mobilizzato un volume crostale di circa 6000 km3 in un’area di circa 1000 km2, ma i danni si sono risentiti su un territorio almeno otto volte più grande. Per noi ricercatori, ogni nuovo terremoto è un esperimento che studiamo con strumenti sempre più diffusi ed efficaci, per cui le conoscenze di oggi sono di gran lunga migliori di quelle che potevamo avere solo 10 o 20 anni fa”. A dirlo il presidente dell’Ingv, Carlo Doglioni, parlando dello stato dell’arte della ricerca scientifica e del monitoraggio perché il terremoto fa ancora troppi danni in Italia, a cinque anni esatti dal sisma di Amatrice. Il 24 agosto 2016, alle ore 3.36, con il terremoto di Amatrice di magnitudo 6.0 è iniziata una delle più importanti sequenze sismiche che ha colpito il territorio nazionale in questo secolo. La sequenza, detta “di Amatrice-Norcia-Visso” per l’estensione territoriale delle faglie attivate in quella notte, è stata particolarmente funesta, coinvolgendo un’area di circa 8000 km quadrati, 140 Comuni e circa 600.000 persone. L’Italia, per sua natura, è un territorio dove i terremoti sono un elemento naturale che si interseca imprescindibilmente con la storia delle società locali. “E’ importante ricordare i terremoti, perché il nostro cervello tende invece a voler rimuovere il ricordo delle tragedie, mentre invece la memoria di questi eventi terribili ci aiuta a porre in essere tutte le possibili strategie difensive dagli eventi futuri che inevitabilmente torneranno”, afferma Doglioni. “Le nostre armi – continua – sono 1) avanzare nelle conoscenze scientifiche per poter costruire una società resiliente alle catastrofi, come quella di Haiti di pochi giorni fa, e 2) diffondere la cultura della prevenzione che si deve basare su quanto la ricerca scientifica è riuscita a comprendere per dare alla società civile gli strumenti per potersi difendere sempre meglio”. “Per me – conclude Doglioni – l’evento di Amatrice è stato una frustata dolorosa dal punto di vista umano ma, come scienziato, uno stimolo forte per studiare con sempre maggiore determinazione l’origine dei terremoti”.

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