Nel Mezzogiorno e nelle Isole si trovano le città più esposte al rischio di indebitamento patologico ed all’usura. È un quadro allarmante quello offerto dalla Consulta nazionale antiusura, in occasione della tavola rotonda “Piccole imprese familiari in difficoltà per debiti e usura. Come uscirne insieme”, promosso alla Fiera del Levante dalla Fondazione antiusura di Bari.
Famiglie e piccole imprese sono in grande difficoltà, tanto che monsignor Alberto D’Urso, presidente della Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II” ha lanciato l’allarme, sostenendo la necessità e l’urgenza “di individuare azioni di politica economica accompagnate da procedure giuridiche di sostegno, rivolte a trattare le situazioni debitorie di una popolazione per la quali non esiste la possibilità di raggiungere con le proprie forze l’equilibrio, se non con l’impiego di strumenti appropriati”.
“È una esigenza – ha proseguito il prelato – avvertita non solo da una coscienza cristiana, ma anche da una visione civile di umanità. Sarebbe un’azione di ‘esdebitazione’, non solo di economia politica efficace, ma anche rispettosa della dignità della persona, propedeutica al reinserimento di tante famiglie nel sistema economico del Paese. Bisogna focalizzare l’attenzione sul futuro delle giovani imprese e famiglie”.
Ricordando il convegno promosso dal Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e Finanze, il 4 ottobre a Roma, su “Educazione finanziaria, micro credito e fintech alleati contro l’usura per l’inclusione finanziaria: nuove partnership e rinnovate sinergie con il Fondo Mef di prevenzione dell’usura” e l’evento promosso su suggerimento di Papa Francesco ad Assisi dal 26 al 28 marzo 2020 “The Economy of Francesco”, D’Urso ha concluso con un’esortazione: “Non facciamoci rubare la speranza e il futuro”.