Che il governo Conte bis possa durare per l’intera legislatura è un dubbio che in queste ore serpeggia tra tutti gli opinionisti politici. I motivi che alimentano il dubbio sono i più diversi, anche tra i simpatizzanti della prima ora di questo governo, e noi non ci sforzeremo ad elencarli nel dettaglio perché la loro declinazione la state già sentendo un po’ su tutte le trasmissioni televisive e radiofoniche.
Certo è che il Pd ed il Movimento 5S si stanno avventurando in un percorso a due vie, ciascuna delle quali fa capo a storie e modelli di pensiero diversi, e, quanto le due vie potranno restare convergenti e parallele, nessuno in questo momento è in grado di dirlo.
Quello che ci sentiamo di dire, per la nostra esperienza di osservatori politici, è che crediamo poco in un governo di legislatura, già difficile per coalizioni che escono vincenti in partenza dalle elezioni, figuriamoci da quelli che nascono in corso, come questo governo giallo-rosso.
L’Italia, ora, governo giallo-rosso o meno, ha bisogno di risposte immediate per recuperare uno slancio economico e per aumentare un prodotto interno lordo quasi alla stagnazione. Nessuna economia può ripartire se si pensa solo ai tagli e alla razionalizzazione delle spese; l’economia riparte se aumenta la produzione e, conseguentemente, la ricchezza interna prodotta.
Il governo conte bis dovrà applicarsi sin da subito nello studio delle politiche economiche da attuare nel breve periodo e alle politiche di reindustrializzazione di un Paese che ha puntato troppo sulla terziarizzazione, senza riuscire a portare risultati tangibilmente e socialmente rilevabili. Sia il terziario che il terziario avanzato possono dare molto, ma noi siamo il Paese museo del mondo, che, per offrire il suo patrimonio storico-culturale deve avere infrastrutture idonee, strutture di accoglienza ampie e confortevoli in tutte le aree geografiche, impianti industriali sostenibili in grado di soddisfare le richieste di energia, sistemi di trasporto e comunicazione efficienti, gestione dei rifiuti intelligente e libera da pre-giudizi ideologici. L’elenco potrebbe continuare a lungo ma a noi interessa porre i fondamentali sui quali ri-costruire una strada di recupero di dignità economica e sociale di” tutta” la popolazione.
Il dibattito iniziato su questo nuovo governo è un dibattito già da nuova campagna elettorale. Se si ricominciano ad elaborare slogan da scontro pre-cabina, perché a breve ci saranno trenta milioni di italiani che dovranno nuovamente esprimersi su questi partiti, il futuro che vediamo non è certamente un buon futuro.
Anche i 29 punti programmatici del governo 5 stelle-Pd sono punti che indicano intenti di principio difficilmente contestabili. La differenza la faranno i provvedimenti con i quali questi punti saranno attuati ma, su questo, non abbiamo ancora nulla di concreto da commentare.
Che almeno si cominci dall’economia: l’aumento dell’IVA è alle porte, e tranne che non ci sia stato un preaccordo Europa-nuova Italia anti Salvini che lo escluda attuando una eurotecnality che solo i commis europei sapranno tirar fuori dai loro cilindri, questo problema dovrebbe impegnare le notti dei nostri neo ministri.
Non crediamo nei complotti e non vogliamo credere a preaccordi di nessun tipo però l’urgenza sulla revisione di una strategia economica innovativa per l’Italia dobbiamo evidenziarla, come dobbiamo evidenziare quello che abbiamo appena scritto sulla focalizzazione del nostro prodotto interno lordo.