Senza una formazione di centro, Letta e Conte sono costretti ad allearsi, tagliando fuori Renzi e Calenda. Mentre Letta sembra saldo in sella, l’ascesa di Conte al vertice 5S è troppo lenta e il suo rapporto non buono con Draghi potrebbe non piacere al Pd.
La condizione peggiore per un leader politico è non disporre di un piano B e doversi giocare il tutto per tutto con un’unica carta.
È il destino che sembra accomunare Giuseppe Conte ed Enrico Letta alleati per forza. Entrambi hanno ereditato partiti in difficoltà e bisognosi di rapide cure.
Letta è subentrato dopo la denuncia di Zingaretti “disgustato” da certi modi di essere di suoi colleghi. Conte è stato benedetto da Grillo prima che il fondatore del Movimento si facesse del male per proteggere il figlio, perdendo credibilità. La missione di Conte è sicuramente più difficile. Letta se la deve vedere con le correnti interne che per ora sembrano aver sotterrato l’ascia di guerra.
LE DIFFICOLTA’ INTERNE DI CONTE
Conte fronteggia una situazione caotica: Di Battista, Morra, Lezzi e altri sono fuori ,quelli che sono rimasti non sono compatti intorno a lui, Di Maio silenziosamente sta ricucendo il suo ruolo di leader e certo non si sbraccia per aiutare Conte nella sua impresa.
Conte e Letta hanno dichiarato che la collaborazione tra i loro partiti è un orizzonte politico che va oltre scaramucce e difficoltà locali. Se i due partiti sommassero i voti, stando ai sondaggi arriverebbero al 38-39%. Aggiungendo anche Articolo1-LeU, supererebbero il 41%. Di per sé non sarebbe una quotazione da buttar via. Il problema è che l’alleanza Pd-5S lascerebbe fuori il resto della galassia formata da Italia Viva, Azione di Calenda, Più Europa, un buon 7-8% che potrebbe fare la differenza in una contrapposizione con un centro destra agguerrito il cui perno si sta spostando sempre più verso Fratelli d’Italia.
LO SCOGLIO DELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA
In assenza di una formazione di centro, Letta non può che coltivare l’alleanza con i 5S di Conte. Ma il problema è che questa nuova versione dei pentastellati tarda a nascere e Conte rischia di indebolirsi se procrastina ulteriormente la sua elezione al vertice e la presa del controllo di una barca sbattute tra le onde. Non sono tutte rose e viole tra Letta e Conte. Sulla riforma della giustizia l’avvocato dovrà far fare salti mortali ai suoi per accettare la fine di un’impostazione giustizialista e il ritorno sacrosanto di un garantismo equilibrato. C’è poi il problema Draghi. Letta è il più convinto e fedele sostenitore del Presidente del Consiglio. Conte, dopo il siluramento del suo capo del DIS ,è in freddo con Draghi proprio mentre Di Maio si mostra in ottima sintonia con Palazzo Chigi. Un quadro che rende più debole il patto Letta-Conte.