Alla fine il governo dei due Presidenti, Mattarella e Draghi, è stata una perfetta quadratura del cerchio. Ha tenuto conto della esigenza di rappresentare in maniera equilibrata le numerose forze politiche che voteranno la fiducia. E ha lasciato a tecnici di alto valore pochi ma rilevanti posti chiave, come il Ministero dell’Economia, il nuovo super ministero per l’Ambiente e la transizione ecologica, la Giustizia e l’Innovazione, dove siederà Vittorio Colao che un anno fa era stato chiamato a scrivere un piano cui poi il governo Conte non diede seguito.
Tutti i partiti dovrebbero ora sentirsi tranquillizzati per aver ottenuto una significativa presenza e dovrebbero riporre le frecce in faretra almeno per un anno. Polemiche pretestuose e tentativi di strumentalizzare le scelte del Governo saranno del tutto fuori luogo e nocive. Il clima di tregua tra le forze politiche è indispensabile perché Draghi possa lavorare con la serenità e la concordia tra i ministri, indispensabili perché la macchina governativa sia una squadra vera e propria e non solo un puzzle dove i politici prevalgono numericamente e tra loro hanno poca omogeneità.
Draghi dovrà dirigere un’orchestra fatta di elementi che hanno suonato musiche diverse ma che ora devono pensare solo al bene del Paese e non dei propri partiti. Il Presidente del Consiglio lo farà con diplomazia ma anche con il piglio deciso di chi sa che non c’è tempo da perdere in chiacchiere e polemiche.
Certo, Draghi deve fare i conti con i limiti che la Costituzione pone al Presidente del Consiglio che non è né un Primo Ministro, né il Cancelliere e neanche il Capo del Governo.
Da Governatore della Banca d’Italia e Presidente della BCE Draghi ha avuto maggiore autonomia nell’esercizio dei suoi poteri. Ma il voto di fiducia quasi unanime che il Parlamento gli darà sicuramente sarà un elemento di più forte autorevolezza e legittimazione rispetto a quello di cui godono abitualmente i governi. E non va sottovalutato il ruolo che avrà Mattarella che di questo governo è stato l’ideatore dopo l’impasse in cui si erano cacciati i partiti.
Con Mattarella e Draghi l’Italia ora è in buone mani.