A dire no a Draghi in Parlamento resteranno in pochi. Fratelli d’Italia, forse Liberi e Uguali e una frangia dei 5 stelle che si potrebbe staccare nonostante l’approvazione che verrà dalla piattaforma Rousseau.
Berlusconi ha dettato la linea alla Lega. Ed è una buona notizia. Stavolta ha prevalso il centro sulla destra. E sulla via di Draghi sembrano essersi convertiti a posizioni più ragionevoli perfino i due cani da guardia dell’ortodossia antieuropea salviniana, Borghi e Bagnai.
Conte ha dettato la linea ai 5 Stelle e ha convinto anche l’incerto Grillo. E anche questa è una buona notizia. E’ il segnale di un’ulteriore evoluzione dei grillini. Il Movimento è quello che soffrirà di più nel dare il consenso a Draghi, vista la superficialità e la rozzezza con cui in passato aveva espresso giudizi sommari e avventati contro l’ex presidente della Bce.
Il perimetro della maggioranza è molto ampio, come aveva chiesto Mattarella: fuori dagli schieramenti politici.
La natura del governo sarà politica ma non di parte, nel senso che nessuno potrà dire che questo è un governo di destra, di sinistra o di centro perchè in maniera convinta e non forzata quasi tutti i partiti hanno deciso di sostenerlo.
Sarà anche di legislatura? Certamente questo è il mandato ricevuto da Draghi. Richieste di governo a termine sono cadute nel vuoto.
Ma a decidere quanto durerà il governo saranno, tra gli altri, soprattutto due fattori: i tempi di attuazione dei progetti e delle riforme e il destino istituzionale di Draghi. Tra un anno si vota per il successore di Mattarella. E Draghi sarebbe il candidato migliore. Speriamo che avrà, se non proprio completato, almeno realizzato gran parte dell’enorme mole di lavoro per cui il suo governo sta nascendo.