In una società dolorante per le piaghe del Covid e per una economia in affanno, le parole e i gesti che hanno portato alla crisi di Governo suscitano soltanto incomprensione e fastidio.
Lo suscitano, è evidente, per lo stridente contrasto fra il numero giornaliero dei morti per il morbo e quello dei disoccupati e delle aziende che sono in crisi o chiudono e per i numeri della conta sui senatori che, superando discipline interne alle forze politiche di riferimento, potrebbero integrare i voti sottratti dal riposizionamento di Italia Viva.
E’ difficile fare previsioni sull’esito del voto di fiducia al Senato per martedì prossimo.
C’è da augurarsi, qualunque sia il risultato, di evitare il buio di una crisi di Governo che, al momento, appare a tutti, perfino a coloro che l’hanno promossa, densa di dubbi sugli sbocchi, perché dichiarata senza indicare alternative che non siano quelle di elezioni politiche anticipate o indicazioni per un nuovo Governo: un esecutivo che sarebbe, come rilevano tutti gli osservatori, di per sé fragile e di corto respiro, con forme di coalizione ancora più eterogenee dell’attuale.