giovedì, 26 Dicembre, 2024
Politica

È nato l’asse Renzi-Zingaretti? I due leader verso il rimpasto

È nato l’asse Renzi-Zingaretti? A leggere l’Adnkronos sembrerebbe proprio così, se è vero che il leader di Italia Viva ha dichiarato: “”Bene che la richiesta di un tavolo politico sia stata accolta da Conte e che ci sia una sintonia forte soprattutto con il Pd di Zingaretti. Ora mettiamoci al lavoro: se sono rose fioriranno”.

Il riferimento è alla decisione giunta ieri sera al termine del tavolo di confronto fra il premier Conte e i partiti della maggioranza, durato circa tre ore, dove si è deciso di proseguire l’esperienza di governo con una verifica del lavoro svolto e con un nuovo patto di legislatura. Guai a parlare di rimpasto, termine che sembra indigesto a tutti. Il reggente 5Stelle Vito Crimi preferisce usare il termine “tagliando”, con un programma condiviso che possa guidare l’azione dell’esecutivo fino alla scadenza naturale della legislatura, ovvero il 2023, con in mezzo l’elezione del Presidente della Repubblica.

Al momento nessuno parla di cambiamenti nella squadra, ma appare davvero difficile pensare che tutto resti com’è e che qualche aggiustamento non si renda necessario anche a livello di ministri. In fondo quando si apre una verifica politica si sa come si inizia ma non si sa mai come va a finire.

La vera novità è che il più convinto di tutti stavolta sembra essere proprio il leader di Italia Viva che ha ottenuto ciò che chiedeva da tempo in aperta sintonia con il segretario dem. In questo momento effettivamente gli interessi di Renzi e Zingaretti sembrano convergere, dal momento che tanto il Pd che Iv sono parzialmente scontenti dell’azione di Conte.

Entrambi sanno di non potersi permettere una crisi di governo e che la prospettiva più conveniente per loro è arrivare a fine legislatura dopo aver eletto il successore di Mattarella. Ma non possono lasciare campo libero a Conte e ai 5 Stelle ora che a livello elettorale sono sempre più indeboliti.

Ma ci sarà il rimpasto? Renzi non lo esclude ma non lo mette al primo punto. Intervistato da Avvenire risponde alla richiesta di rivisitazione della squadra di governo avanzata dal capogruppo dem Marcucci dicendo: “Stimo Marcucci, ma non credo che il problema sia il rimpasto. Prima dobbiamo decidere che cosa fare, poi – solo dopo – possiamo ragionare delle persone chiamate a farlo. Ma prima dobbiamo capire se condividiamo la strategia. Parliamoci chiaro: questo governo è nato per evitare i pieni poteri a Salvini. È una scelta che ho voluto con forza e che rifarei nonostante tutto. Ma non si può stare insieme solo contro qualcuno. Bisogna avere delle idee da condividere, specie sul Recovery plan e sul debito pubblico. Il tavolo politico serve esattamente a questo. E Iv farà le sue proposte fin dall’assemblea prevista online per sabato prossimo”.

Più diplomatico Zingaretti: “Dopo un po’ più di un anno è utile trovare sedi per affrontare e risolvere i nodi politici. C’è l’accordo a lavorare in questo senso, affrontare nodi aperti in Parlamento e lavorare con lo stesso spirito per un patto di legislatura su lavoro, crescita e fiducia, oltre alla battaglia per il Covid”. E fra i nodi aperti in Parlamento c’è anche la richiesta di rimpasto avanzata da Marcucci? La risposta affermativa sembrerebbe confermata anche dal fatto che il capogruppo dem, dopo le tiratine d’orecchie del Nazareno, è rimasto saldamente al suo posto a Palazzo Madama come se niente fosse accaduto.

Insomma, è molto probabile che dopo le tensioni delle scorse settimane fra Pd e Italia Viva possa costituirsi un asse che porti a ridiscutere l’agenda di governo e a rivedere successivamente la squadra di governo. E allora forse apparirà più chiaro come l’intervento di Marcucci e la sua richiesta di rimpasto non sia stata affatto l’azione di una scheggia impazzita. Forse è stato il là per aprire i giochi, vista la resistenza di Conte e dei 5Stelle ad avviare la verifica.

Sullo sfondo resta però l’incognita grillina, visto che il M5S dovrà uscire dagli Stati generali con una proposta politica chiara che metta fine agli equivoci. Si capirà finalmente anche chi starà dentro e chi fuori, e soprattutto se la maggioranza dovrà cercare nuovi alleati in Parlamento nell’ipotesi che una scissione fra i grillini possa ridurre la truppa parlamentare pro Conte.

(Lo_Speciale)

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