Ci sono tre tipi di guerre: quelle combattute con le armi, quelle commerciali e quelle in cui si usano le idee e i valori.
Le guerre militari sembrano ormai confinate in aree geografiche ristrette e comunque non si verificano più, dopo i due grandi massacri del Novecento, tra le grandi potenze e su larga scala.
Le guerre commerciali, come quelle scatenate dal Presidente Trump, sono tornate di moda ma, in un mondo globalizzato, sembrano uno strumento di efficacia limitata e con qualche effetto solo nel breve periodo: alla lunga esse innescano una serie di conseguenze che si ritorcono anche a danno di chi le ha innescate, a meno di non far saltare le regole del commercio mondiale che fanno comodo a tutti.
Le guerre ideali sono più complesse, richiedono tempo per ottenere risultati ma sono quelle che producono effetti più duraturi perché entrano nelle coscienze delle persone.
La storia insegna che esse spesso sono molto più efficaci delle altre due tipologie. L’esempio più clamoroso e recente è quello della guerra del Vietnam che gli americani persero, prima ancora che sul campo di battaglia, in casa propria per la forte opposizione ideale contro quella che non era considerata una guerra “giusta”.
Di fronte al dilagare di regimi totalitari che, con un certo eufemismo improprio vengono chiamate democrature (un mix impossibile tra democrazia e dittatura), c’è una certa riluttanza del mondo libero a combattere le battaglie ideali. E questo è un errore gravissimo, perché mostrare debolezza o indifferenza nei confronti di sistemi che violano diritti umani e reprimono la libertà significa aiutare di fatto quei regimi.
L’avvelenamento dell’oppositore Alexey Navalny è l’atto più grave che sia stato commesso sul territorio russo da 20 anni in qua. È vero che ci sono stati avvelenamenti di ex spie ed oligarchi, avvenuti in genere fuori casa, a Londra. È vero anche che ci sono stati assassini di giornalisti come quello di Anna Politkovskaya. Ma Navalny è un leader politico che svolge la sua battaglia nella sua patria e lo fa a viso aperto. Ha già subito varie vessazioni. Ma l’avvelenamento segna un salto di qualità che non può essere sottovalutato.
Bene ha fatto Angela Merkel a chiedere a Putin di trovare e punire i colpevoli. Già, sarebbe piuttosto singolare che un regime che si vanta tanto della sua efficienza nella sicurezza interna, dotato di servizi segreti altamente qualificati non fosse in grado di scoprire quale mano e su ordine di chi abbia messo veleno nel thè del personaggio politico più importante della Russia, dopo il Presidente.
Vedremo come Mosca gestirà questa vicenda, come e quando individuerà i responsabili e come deciderà di punirli. La Russia fa parte del Consiglio d’Europa ed è quindi obbligata a rispettare un minimo di regole condivise con gli altri 46 Paesi membri. Nessuno ha diritto di interferire nelle questioni interne della Russia, ma tutti i Paesi liberi hanno il diritto e il dovere di sapere la verità su crimini perpetrati a danno di oppositori, in particolare quando si tratta di politici che democraticamente e in maniera corretta svolgono la loro attività come ha sempre fatto Navalny.
La violenza e addirittura il tentativo di assassinio contro leader politici non può essere tollerato. Le Cancellerie potranno e dovranno fare tutto il loro lavoro diplomatico per ottenere da Mosca che giustizia sia fatta nei confronti degli avvelenatori di Navalny. Ma questo non basta. Occorre che nei nostri Paesi liberi e democratici si alzi forte la voce dei cittadini e di tutto il mondo politico per denunciare questo crimine, per chiedere giustizia e per difendere i diritti di libertà e democrazia anche in casa altrui.
Tacere o pensare che quello che accade altrove non ci riguardi è un errore gravissimo e un atto di vigliaccheria. Lasciare che le libertà vengano soppresse e che gli oppositori dei regimi finiscano in carcere o rischino di morire per loro idee significa essere complici di quei regimi, significa aiutarli a rafforzarsi. Non ci si potrà meravigliare se quei regimi un giorno cercheranno di espandersi ed esportare i loro metodi minacciando anche le nostre democrazie.
Per questo è necessario che le coscienze libere si sveglino e non rinuncino a combattere le loro guerre ideali. Questo non è avvenuto quando la Cina ha soppresso l’autonomia di Hong Kong e non sta avvenendo a sostegno degli oppositori del dittatore della Bielorussia Lukashenko. In attesa che Putin trovi e punisca i responsabili dell’avvelenamento di Navalny è troppo chiedere che il Parlamento italiano prenda una posizione forte ed unanime su questa vicenda?