Cos’hanno in comune l’astronauta Luca Parmitano, il cantante Andrea Bocelli, il parlamentare-esperto d’arte-opinionista di grido, Vittorio Sgarbi? Avanguardia di una schiera sempre più numerosa?
Che quando dicono la verità vengono massacrati. E che subito dopo le loro dichiarazioni “contro”, sono costretti a rettificare, chiedere scusa. Prezzo da pagare per non essere massacrati dai media, dal sistema politico, dal mainstream. Amaro scotto per non sparire dai riflettori, dal lavoro; per non diventare dei nemici, dei pericolosi negazionisti, gente da Tso.
Cosa hanno fatto? Hanno detto la loro sul virus, è li hanno obbligati a rettificare. E come si sono giustificati? Quale la loro dotta smentita? Si erano sbagliati, le loro parole sono state fraintese. Stessi contenuti, stessa lesa maestà, stesso copione.
Domanda: possono essere fraintese parole come “ho visto chiaramente dall’alto dello spazio una scia luminosa, il contagio che da oriente, dalla Cina, avanzava a passi spediti verso l’Europa”?Ecco il punto: quando ha visto questa scia l’astronauta Parmitano? A novembre, non a febbraio, mese in cui il mondo e l’Italia, con colpevole ritardo, si sono accorti del problema. Ergo, la sua è stata un’accusa ben precisa.
E Bocelli? All’incontro organizzato da Siri, cui hanno partecipato personaggi del calibro dei giuristi Ainis e Cassese, e Sgarbi, ha messo in dubbio l’esistenza del pericolo virus “ora”. Non ieri.
Immediatamente distrutto dai Fedez, dai Gassman e company.
L’attacco, come da consumata tecnica di comunicazione, non è stato nel merito, ma spostando il tiro, enfatizzando un particolare: “Bocelli ha negato il virus, 35mila morti meritano rispetto”.
Un commento giusto in astratto, ma in un contesto sbagliato, deviante, strumentale.
Bocelli ha chiaramente denunciato la gestione politica e giornalistica del Corona Virus. Non la sua esistenza o persistenza.
La stessa questione riguarda Conte. Nessuno sottovaluta il contagio (al netto di tutte le risposte non date finora, e che resteranno misteri nei misteri nazionali, dalle stragi a Ustica, a Moro, ai golpe etc, come le cause del virus, la correlazione tra vaccini anti-influenzali e le morti degli anziani in Lombardia, la vera cura, tipo il plasma, l’effettiva validità delle mascherine, la trasmissione dagli e agli animali, il giro di affari che c’è sotto etc); nella Fase-1, infatti, è stato corretto privilegiare il primato del bene comune, della sanità pubblica, rispetto all’individualismo sbagliato degli italiani.
E’ sulla Fase-2, la ripartenza, l’attenuazione graduale dei limiti collettivi, che si nutrono seri dubbi.
Si chiama “gestione politica del Corona-virus”, la tentazione di costruire un sistema politico direttoriale, basato sul controllo facile dei cittadini, la compressione delle libertà costituzionali, la mitologia sanitaria (angosciante), che porta inesorabilmente ai vaccini, agli strumenti di tracciamento che violano le libertà personali (app immuni). Tutte soluzioni che invece, meritano attenzione, analisi vera e conoscenza obiettiva (libertà di scelta e di informazione).
Oggi, è lampante: esperti in camice bianco (che tra l’altro, si sono sempre contraddetti tra loro) e casta politica, stanno giocando la medesima partita. E sicuramente a ottobre, scenderanno in campo insieme.
Conte si vuole blindare al potere. Guarda caso ha chiesto (e ottenuto) il prolungamento dei poteri speciali, dello stato di emergenza, il giorno in cui Di Maio ha incontrato Draghi, suo competitor di Palazzo Chigi. Guarda caso in questo modo, riuscirà a non dire la verità sui soldi che non ci sono, sul prolungamento della cassa integrazione, sull’accanimento nei confronti delle partite Iva, sui prestiti a debito della Ue, sul posticipo delle scadenze fiscali etc.
L’industria dei vaccini, dal canto suo, potrà allestire una campagna promozionale efficace, per indurre gli italiani ad acquistarlo, quando ancora non è chiaro il Dna del Corona virus.
Meditate gente, meditate. (Lo_Speciale)