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Maria Rosaria Laganà, Direttore Agenzia Nazionale Beni sequestrati e confiscati, Maurizio Gardini, Presidente Nazionale Confcooperative

Beni confiscati, la cooperazione promotrice di riscatto sociale e occupazionale

Legalità e sviluppo. Firmato a Bari il protocollo tra ANBSC e Confcooperative
lunedì, 29 Dicembre 2025
1 minuto di lettura

Il riutilizzo dei beni confiscati non è solo un atto di riaffermazione della legalità, ma uno strumento concreto di sviluppo, inclusione sociale e rilancio dei territori. Un messaggio chiaro: la società civile che rispetta le regole può e deve prevalere su chi ha costruito ricchezza attraverso prevaricazione e malaffare, sottraendo opportunità alle comunità.
Lo ha sottolineato il prefetto Maria Rosaria Laganà, direttore dell’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC), intervenendo a Bari, alla Fiera del Levante, nel corso del convegno “I beni confiscati, un volano per la comunità. Come la cooperazione sui beni confiscati genera sviluppo sociale ed economico”, organizzato da Confcooperative.

Duecento cooperative impegnate

“I beni sequestrati e confiscati rappresentano una risorsa fondamentale per affrontare situazioni di fragilità e costruire percorsi di inclusione sociale”, ha spiegato Laganà, “L’efficacia della loro destinazione dipende dalla capacità di fare rete tra istituzioni e società civile”. In questo quadro si inserisce il protocollo firmato con Confcooperative, finalizzato a promuovere nuova occupazione attraverso lo strumento cooperativo.
Confcooperative si propone come partner strategico dello Stato. “Con 16mila imprese, 550mila occupati e un fatturato di 85 miliardi di euro, siamo pronti a fare la nostra parte”, ha dichiarato Gaetano Mancini, vicepresidente di Confcooperative con delega ai beni confiscati, “Oggi sono già 200 le cooperative impegnate nella gestione di beni confiscati. Con questo protocollo trasformiamo esperienze virtuose in una strategia nazionale capace di moltiplicare gli impatti positivi sui territori”.

Legalità nel Dna

Un impegno che affonda le radici nella missione stessa della cooperazione. “La legalità è nel Dna di Confcooperative”, ha evidenziato il presidente nazionale Maurizio Gardini, “La gestione dei beni confiscati dà piena attuazione all’articolo 45 della Costituzione, trasformando simboli di illegalità in opportunità concrete di sviluppo economico e sociale”.

Sviluppi concreti

Per Rosa La Plena, coordinatrice nazionale di Confcooperative per il recupero dei beni confiscati, il protocollo segna“un passaggio fondamentale”: “Si supera la logica dei progetti pilota e si punta allo sviluppo reale delle comunità. Per le aziende confiscate l’obiettivo è creare occupazione di qualità; per i terreni, una gestione efficace e radicata, in forte sinergia con i Comuni e con il ruolo di coordinamento dell’Agenzia”.
Soddisfazione anche a livello territoriale. “L’accordo punta a restituire concretamente alla comunità i beni confiscati, trasformandoli in strumenti di rigenerazione economica e sociale”, ha commentato Giorgio Mercuri, presidente di Confcooperative Puglia.

Non si tratta solo di recuperare beni”, ha concluso Giuseppe Cozzi, presidente di Confcooperative Bari-BAT, “ma di rigenerare intere comunità, creando sviluppo dove la criminalità aveva sottratto risorse e speranza. È questa la forza del modello cooperativo”.

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