“Nessuna contrarietà verso gli infermieri stranieri, che rispettiamo profondamente. Ma è necessario dirlo con chiarezza: il reclutamento internazionale, presentato come soluzione, non affronta le cause strutturali della crisi della sanità pubblica”. Così Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up, commenta le notizie di stampa che ipotizzano il reclutamento di infermieri dall’Uzbekistan per alcune strutture sanitarie lombarde. Secondo il sindacato, non si tratta di un fenomeno nuovo. “Dopo precedenti esperienze di reclutamento dall’estero”, osserva De Palma, “oggi si guarda ad altri Paesi. Cambiano i contesti geografici, ma la strategia resta la stessa: rispondere all’emergenza senza un piano strutturale di rilancio della professione infermieristica”.
I nodi da sciogliere
Per Nursing Up il nodo centrale rimane irrisolto. “In assenza di interventi su stipendi, condizioni di lavoro, percorsi di carriera e sicurezza”, sottolinea il presidente, “ il rischio è che queste iniziative si limitino a rinviare il problema della carenza di personale, senza risolverlo”.
Il quadro, del resto, è già delineato dai dati. “L’Italia è sotto la media europea per numero di infermieri, come attestano statistiche OCSE e analisi ampiamente diffuse. A questo si aggiungono retribuzioni poco competitive e carichi di lavoro elevati, elementi che incidono negativamente sull’attrattività della professione e sulla permanenza nel servizio pubblica”, ricorda De Palma.
L’uscita degli infermieri
Negli ultimi anni, aggiunge il sindacato, “si è assistito a una significativa uscita di infermieri dal sistema pubblico, accompagnata da un calo delle iscrizioni ai corsi di laurea. È questo il vero nodo da sciogliere, non l’ennesima operazione emergenziale”.
Reparti in difficoltà
In merito al caso del San Raffaele di Milano, emerso da ricostruzioni giornalistiche, Nursing Up invita alla cautela. “Ogni valutazione deve basarsi su accertamenti ufficiali”, precisa De Palma, ribadendo però un principio generale: “Quando i reparti entrano in sofferenza, emerge tutta la fragilità dell’equilibrio del sistema. Servono scelte strutturali e trasparenti, non risposte episodiche”.
Efficacia Ðel reclutamento
Resta poi aperto il tema dell’efficacia del solo reclutamento dall’estero. “È legittimo chiedersi”, conclude De Palma, “se, senza un investimento parallelo sull’organizzazione, sull’inserimento professionale e sul supporto nei contesti più complessi, queste operazioni possano davvero rafforzare la sanità pubblica nel medio-lungo periodo”.
I dubbi sui titoli
Forti perplessità vengono espresse anche sul prolungamento delle deroghe per il riconoscimento dei titoli fino al 2027. “Strumenti eccezionali non possono diventare ordinari. La qualità dell’assistenza deve restare un principio non negoziabile, tutelato da criteri chiari e rigorosi”.
Che fine fanno gli infermieri?
La domanda finale, per Nursing Up, resta inevasa: “Che fine hanno fatto gli infermieri formati in Italia? Professionisti che attendono da anni una reale valorizzazione economica e professionale. Senza risposte concrete su questi fronti, la crisi rischia di diventare cronica. E lo ribadiamo con senso di responsabilità: non è così che se ne esce”



