Dopo oltre settant’anni, la città di Sacramento si prepara a cancellare una delle ordinanze più controverse della sua storia: il divieto di distribuire fumetti ai minori. La norma, risalente al 1949, vietava la vendita di graphic novel che raffigurassero crimini o atti violenti a chiunque avesse meno di 18 anni. La svolta è arrivata questa settimana, quando una commissione del Consiglio Comunale ha votato all’unanimità per l’abrogazione della legge e per l’istituzione della Sacramento Comic Book Week, prevista ogni anno nella terza settimana di settembre. La decisione passa ora al voto dell’assemblea plenaria. Per molti, come Lecho Lopez, proprietario del negozio JLA Comics, il divieto è un retaggio di un’epoca di paure e censure. “È una legge sciocca,” ha dichiarato mostrando il tatuaggio di Superman sul braccio. “I fumetti hanno salvato la mia vita, mi hanno tenuto lontano dalle gang e mi hanno insegnato a leggere nonostante la dislessia.” Gli anni ’40 e ’50 furono segnati da un’ondata di diffidenza verso i fumetti, accusati di corrompere i giovani e di ispirare comportamenti criminali. Molte città americane introdussero divieti simili, raramente applicati ma rimasti nei codici locali. Oggi, gli autori e i lettori chiedono che Sacramento si liberi di una norma considerata incostituzionale e anacronistica. L’autore Eben Burgoon, promotore della petizione per l’abrogazione, ha sottolineato che i fumetti “hanno la capacità di dire la verità al potere” e che vietarli significa minare la libertà di espressione. Anche l’American Library Association ha espresso sostegno, definendo la legge “in contrasto con le moderne norme del Primo Emendamento”. La città, che ospita ogni anno il CrockerCon presso il museo d’arte locale, è considerata un centro vitale per la cultura fumettistica. Gli studiosi ricordano che non esistono prove scientifiche di un legame tra fumetti e comportamenti violenti.



