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Giornalisti sotto attacco: +78% le minacce in sei mesi. Aumentano le intimidazioni dalla politica

Nel primo semestre 2025 censiti 361 cronisti colpiti. Lombardia la regione più a rischio. Crescono querele pretestuose e aggressioni fisiche, l’81% delle vittime non denuncia
mercoledì, 29 Ottobre 2025
3 minuti di lettura

In Italia cresce in modo allarmante il numero di giornalisti minacciati. Nei primi sei mesi del 2025 sono stati 361, il 78% in più rispetto ai 203 registrati nello stesso periodo del 2024. A rivelarlo è il ‘Meta Rapporto 2025’ dell’Osservatorio Ossigeno per l’Informazione, diffuso in occasione della Giornata mondiale Onu per porre fine all’impunità dei crimini contro i giornalisti.

L’aumento riguarda non solo la quantità, ma anche la gravità delle minacce, che si manifestano con modalità più invasive e condizionanti. Ossigeno ha censito nel primo semestre 107 episodi di intimidazione, contro i 73 del 2024 (+46%). Sono cresciute in particolare le minacce provenienti da esponenti pubblici e politici, aumentate di 10 punti percentuali, fino al 39% del totale. Più della metà di queste proviene da rappresentanti delle istituzioni locali (sindaci, assessori e consiglieri regionali) che ricorrono a querele pretestuose, insulti e minacce via social, in aumento del 17%. Nell’81% dei casi le vittime non denunciano gli abusi, un dato in forte peggioramento rispetto al 2024, quando una vittima su due rinunciava alla querela.

Lombardia prima per numero di vittime

La Lombardia si conferma la regione più colpita, con il 27% dei giornalisti minacciati, più del doppio rispetto all’11% registrato nel 2024. Seguono Lazio (16%) e Sicilia (13%). In Lombardia si sono verificati anche episodi collettivi, come minacce e scritte intimidatorie rivolte a intere redazioni locali, firmate da gruppi No Vax. L’Abruzzo, pur con un numero assoluto minore di casi (3%), balza al terzo posto per “pressione intimidatoria”, cioè per rapporto tra minacciati e giornalisti attivi nella regione. Tra le tipologie di minacce, crescono sensibilmente le aggressioni fisiche, passate dal 3% al 13% in un anno.

Le vittime sono spesso cronisti locali impegnati a documentare situazioni di degrado, abusivismo o tensioni legate al tifo calcistico. Tra gli episodi più gravi, quello che ha coinvolto in Calabria i giornalisti Vincenzo Rubano (Mediaset) e Vito Francesco Paglia (Rai), contro i quali sono stati esplosi tre colpi di fucile mentre erano al lavoro.

Le querele pretestuose restano l’arma più usata

Le azioni legali intimidatorie rappresentano il 17% delle minacce totali e restano la seconda forma più diffusa dopo gli avvertimenti (61%). Si tratta nella maggior parte dei casi di querele per diffamazione strumentali, usate per scoraggiare la pubblicazione di notizie scomode. In lieve crescita anche i danneggiamenti ai beni dei giornalisti (5%) e gli episodi di ostacolato accesso all’informazione (3%), come il divieto di partecipazione a eventi pubblici o conferenze stampa.

Chi minaccia e chi subisce

Il 39% delle intimidazioni proviene da istituzioni pubbliche (+10% rispetto al 2024), il 33% da privati cittadini, il 12% da soggetti non identificati, l’8% dal mondo imprenditoriale e il 4% da ambienti criminali. Le vittime sono per il 74% uomini e per il 26% donne. Le minacce di genere, in calo rispetto al passato, si attestano comunque al 18%, ma cresce la tendenza a non denunciarle. I giornalisti più colpiti lavorano soprattutto per la stampa locale (51%), ma aumenta il numero di reporter delle testate nazionali (49%) coinvolti in episodi intimidatori.

Dal 2006 a oggi Ossigeno ha censito 7.916 giornalisti minacciati in Italia e 3.490 episodi complessivi. La media annuale delle vittime è di 416, un dato che da quasi vent’anni rimane sostanzialmente stabile, segno, secondo l’osservatorio, di una situazione strutturale mai affrontata in modo efficace.

Diecimila querele l’anno

In dieci anni raddoppiati i procedimenti per diffamazione a mezzo stampa. Il 90% si chiude con l’assoluzione dei giornalisti. Nel secondo capitolo del suo ‘Meta Rapporto’, Ossigeno denuncia un altro aspetto del problema: l’uso sistematico delle querele per diffamazione come strumento di intimidazione. Ogni anno in Italia vengono presentate circa 10.000 querele penali contro giornalisti e blogger, a cui si aggiunge un migliaio di cause civili per risarcimento danni. “In dieci anni”, spiega l’osservatorio, “l’abuso di questi procedimenti è raddoppiato, diventando la forma di bavaglio più facile e indolore per chi vuole colpire la libertà di stampa”.

Secondo i dati del Ministero della Giustizia, il 90% di queste querele si conclude con il proscioglimento degli imputati: solo una su dieci si rivela fondata. Ma ogni querela genera un processo penale che costringe il giornalista a sostenere spese legali anche in caso di assoluzione, poiché la diffamazione è considerata un reato doloso e quindi non assicurabile.

Verso la direttiva europea anti-SLAPP

Una possibile svolta potrebbe arrivare dall’Unione europea, che nel 2024 ha approvato la direttiva Anti-SLAPP, volta a contrastare le cause civili pretestuose nei casi transfrontalieri. La norma prevede, tra l’altro, l’obbligo per chi promuove una causa di depositare una cauzione preventiva a copertura delle spese legali, che verrà persa se la causa sarà giudicata infondata. Tuttavia, la direttiva non copre le querele penali, il cui abuso resta fuori dal perimetro europeo e dipende esclusivamente da una riforma nazionale che in Italia si attende da oltre trent’anni.

“Se il governo vuole smentire queste cifre, pubblichi i dati aggiornati del Ministero della Giustizia. Da dieci anni chiediamo una legge che metta fine all’abuso delle querele pretestuose e alla minaccia sistematica ai cronisti. Finché ciò non accadrà, la libertà di stampa in Italia resterà sotto scacco”, la chiosa di Ossigeno.

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