Il tribunale penale di Istanbul ha emesso una sentenza storica: 24 anni di reclusione per i due minorenni ritenuti responsabili dell’omicidio di Mattia Ahmet Minguzzi, il quattordicenne figlio dello chef italiano Andrea Minguzzi e della violoncellista turca Yasemin Akincilar. Si tratta della pena massima prevista dalla legge turca per imputati sotto i 18 anni, e arriva al termine di un processo seguito con attenzione da media e opinione pubblica in entrambi i Paesi. Il delitto risale al 24 gennaio 2025, quando Mattia fu aggredito in un mercato del quartiere Kadikoy, a Istanbul, mentre era con amici. Secondo le ricostruzioni, il ragazzo fu accoltellato brutalmente da un quindicenne, mentre un coetaneo lo colpiva con calci una volta a terra. Ricoverato in terapia intensiva, Mattia è morto il 9 febbraio, dopo sedici giorni di agonia. La corte ha riconosciuto l’aggravante della premeditazione, rigettando le attenuanti richieste dalla difesa. Altri due imputati, presenti durante l’aggressione, sono stati assolti per non aver partecipato attivamente all’atto violento. I condannati, identificati come U.B. e B.B., erano stati arrestati il giorno stesso dell’assalto. Andrea Minguzzi, executive chef presso Eataly Istanbul, ha seguito ogni udienza con dignità e dolore. “Mattia non conosceva i suoi aggressori. È stato un gesto insensato, crudele,” ha dichiarato in una nota. La famiglia ha ricevuto il sostegno delle autorità italiane, che hanno monitorato il processo attraverso il consolato. La sentenza è stata accolta con sollievo da molti, ma anche con interrogativi sulla violenza giovanile e sulla sicurezza urbana. In Turchia, il caso ha riaperto il dibattito sulle pene per i minori e sulla prevenzione degli atti criminali tra adolescenti. Mattia, figlio di due mondi e di due culture, è diventato suo malgrado simbolo di una tragedia che ha toccato il cuore di due nazioni.
