I nuovi dazi rischiano di pesare in modo rilevante sull’economia italiana. Secondo le stime del Centro Studi Confindustria, nel medio periodo le vendite italiane verso gli Stati Uniti potrebbero ridursi di circa 16,5 miliardi di euro, pari al 2,7% dell’export totale. L’impatto più pesante riguarderebbe alcuni dei settori chiave del manifatturiero: autoveicoli, alimentari e bevande, macchinari, pelli e calzature. Ma gli effetti non si limiterebbero ai rapporti bilaterali. Le perdite, avverte Confindustria, si amplificherebbero lungo le catene di produzione europee, per il calo dell’export verso gli Usa anche da parte degli altri Paesi Ue, riducendo così la domanda di componenti e semilavorati italiani.
Nel complesso, l’impatto stimato tocca il -3,8% dell’export manifatturiero e -1,8% della produzione. Nel lungo periodo, aggiunge il Csc, il rischio è che le imprese rilocalizzino parte della produzione direttamente nel mercato americano, indebolendo il tessuto industriale europeo.
Manovra 2026 “quasi a saldo zero”
Nel quadro macroeconomico delineato nella congiuntura flash di ottobre, Confindustria sottolinea che la manovra per il 2026, pari a circa 18 miliardi, sarà “quasi a saldo zero” e, secondo le stime del Governo, non avrà impatto sul Pil. Gli interventi previsti – spiega il Centro Studi – saranno concentrati su taglio delle aliquote Irpef, sanità, investimenti pubblici e politiche per la famiglia. Il Governo, inoltre, conferma un deficit in discesa al 2,8% nel 2026 e al 2,6% nel 2027, con l’obiettivo di uscire già il prossimo anno dalla procedura per disavanzo eccessivo.
Dopo un secondo trimestre positivo (+1,6%), gli indicatori economici mostrano un andamento misto nel terzo trimestre. Migliora la fiducia dei produttori di beni strumentali, mentre si attenua quella nelle costruzioni. Il minor costo del credito sostiene i prestiti (+1,2% annuo in agosto).
Il reddito reale delle famiglie è cresciuto dello 0,3% nel secondo trimestre, ma il maggiore tasso di risparmio (9,5%) ha frenato i consumi. Nel terzo trimestre, tuttavia, la situazione appare più favorevole: l’occupazione è stabile, le vendite al dettaglio in lieve aumento (+0,3%) e la fiducia dei consumatori risale a 96,8 punti.
In agosto la produzione industriale è scesa del 2,4%, dopo il +0,4% di luglio, ma Confindustria intravede segnali di recupero a settembre, confermati da una fiducia delle imprese “stabilizzata” grazie a ordini meno negativi. Il Pmi manifatturiero, tuttavia, resta leggermente in area recessiva (49,0 punti).