Il ministro della Difesa Sébastien Lecornu ha annunciato una tregua politica sul dossier pensioni, nel tentativo di superare l’esame parlamentare senza incorrere in una mozione di censura. La decisione arriva dopo settimane di tensioni tra l’esecutivo e l’opposizione, in particolare sul tema dell’innalzamento dell’età pensionabile e della riforma dei regimi speciali. La svolta è arrivata martedì sera, quando il gruppo socialista all’Assemblée nationale ha comunicato che non voterà la mozione di censura presentata da La France Insoumise e sostenuta da parte dei repubblicani. “Non condividiamo il metodo del governo, ma non vogliamo contribuire all’instabilità istituzionale,” ha dichiarato Boris Vallaud, capogruppo socialista. L’astensione dei socialisti ha di fatto garantito la sopravvivenza dell’esecutivo, che ora punta a rinegoziare alcuni punti della riforma. Lecornu, considerato uno dei mediatori più abili del governo Macron, ha proposto una “pausa tecnica” sul calendario della riforma, rinviando l’esame degli articoli più controversi. “Serve tempo per ascoltare, per costruire convergenze,” ha detto in aula, sottolineando la volontà di evitare “una nuova frattura sociale”. La riforma delle pensioni, già approvata in linea generale nel 2023, prevede l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni entro il 2030, con modifiche ai regimi speciali per ferrovieri, elettricisti e dipendenti pubblici. Le proteste sindacali e le manifestazioni di piazza hanno messo sotto pressione il governo, che ora cerca una via d’uscita meno conflittuale. La destra repubblicana resta divisa: alcuni deputati hanno votato la censura, altri si sono dissociati. Marine Le Pen ha accusato i socialisti di “salvare Macron per calcolo politico”, mentre il premier Gabriel Attal ha parlato di “responsabilità repubblicana”. La tregua potrebbe essere temporanea. Ma per ora, Lecornu ha evitato il naufragio parlamentare. E la riforma, pur rallentata, resta sul tavolo.
