Si è svolta ieri mattina in Piazza San Pietro l’udienza generale di Papa Leone XIV, alla presenza di migliaia di fedeli giunti da ogni parte del mondo. L’incontro, iniziato alle 10, è stato dedicato a un nuovo passaggio della catechesi che accompagna l’Anno Giubilare dal titolo “Gesù Cristo nostra speranza”. Il tema scelto dal Pontefice è stato “Riaccendere”, ispirato al passo evangelico dei discepoli di Emmaus che si domandano: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto?» (Lc 24,32).
Durante la catechesi, il Papa ha rivolto un pensiero particolare al conflitto in Terra Santa, invitando alla fiducia nonostante la gravità della situazione: «C’è una scintilla di speranza in Terra Santa» ha detto, riferendosi ai recenti tentativi di riavviare un dialogo di pace. Con voce commossa ha aggiunto: «Sono vicino al vostro immenso dolore», rivolgendosi direttamente ai popoli israeliano e palestinese.
Le parole sulla speranza
Nel suo discorso Leone XIV ha approfondito il valore della speranza come forza capace di rinnovare il cuore umano anche nelle circostanze più difficili. «Non c’è storia tanto segnata dalla delusione o dal peccato da non poter essere visitata dalla speranza» ha dichiarato, aggiungendo che «nessuna caduta è definitiva, nessuna notte è eterna, nessuna ferita è destinata a rimanere aperta per sempre».
Il Papa ha ricordato che la speranza non è un sentimento ingenuo ma una virtù che chiede coraggio e fiducia: «La fede non elimina il dolore, ma lo trasforma. Ci aiuta a guardare la vita con occhi nuovi, a riconoscere la presenza di Dio anche nelle crepe della nostra storia».
Una resurrezione silenziosa
Proseguendo la catechesi, Leone XIV ha parlato della resurrezione di Cristo come di una trasformazione che agisce nel silenzio e nella concretezza della vita quotidiana. «La resurrezione non è un colpo di scena teatrale, è una trasformazione silenziosa che riempie di senso ogni gesto umano» ha spiegato.
Il Papa ha ricordato come il Vangelo presenti il Risorto mentre spezza il pane con i discepoli, un gesto semplice che racchiude la profondità del mistero cristiano: «Gesù risorto non appare nei palazzi, ma a tavola con i suoi amici. È lì che la vita ordinaria diventa luogo di incontro con Dio».
L’appello per la pace
Al termine dell’incontro, il Pontefice ha rivolto un accorato invito alla preghiera per la pace. «Vi chiedo di sostenere con la preghiera quanti soffrono a causa delle guerre» ha detto, richiamando in particolare i conflitti che continuano a insanguinare il Medio Oriente e l’Ucraina. «La pace – ha aggiunto – nasce da piccoli gesti quotidiani, da parole che costruiscono e non distruggono».
Nel pomeriggio, il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha ribadito la posizione della Santa Sede, ricordando che «due Stati per due popoli restano la via per una pace giusta e duratura tra israeliani e palestinesi». Parolin ha sottolineato che non potrà esserci pace senza giustizia per tutti, e che «la speranza invocata dal Santo Padre trova senso solo se accompagnata da scelte politiche coraggiose e rispettose della dignità umana».
L’attenzione ai più fragili
Nel corso dell’udienza il Papa ha voluto ricordare anche i migranti, le vittime delle guerre e i poveri dimenticati. «Io con i migranti, la Chiesa non resta in silenzio» ha affermato, sottolineando che la comunità cristiana non può voltarsi dall’altra parte di fronte alle sofferenze del mondo.
Il Pontefice ha invitato le parrocchie e le associazioni a farsi “luoghi di accoglienza e fraternità”, ricordando che «la speranza cristiana si misura dalla capacità di stare accanto a chi è più debole».
Saluti ai pellegrini
Come di consueto, Leone XIV ha concluso l’udienza con i saluti ai gruppi presenti in Piazza San Pietro. In lingua italiana ha incoraggiato famiglie e comunità a mantenere viva la speranza e a «diventare testimoni di pace nelle proprie città».
Poi si è rivolto ai fedeli delle altre nazionalità, salutandoli nelle rispettive lingue e ricordando che l’udienza generale è un momento di incontro universale tra popoli e culture. L’incontro si è chiuso con la recita del Padre Nostro e con la Benedizione Apostolica impartita a tutti i presenti, mentre il sole tornava a illuminare la piazza, quasi a ricordare come ha detto il Papa che nessuna notte è eterna.