Gli Stati Uniti hanno confermato l’invio di un nuovo volo di espulsione verso Eswatini, nell’Africa meridionale, utilizzando il piccolo regno come “paese terzo” per il rimpatrio di migranti provenienti da Haiti, Bangladesh e Venezuela. Il volo, partito lunedì da un centro di detenzione in Texas, ha trasportato 87 persone, tra cui 19 minori non accompagnati, secondo quanto riferito da Human Rights Watch. La pratica, già contestata da diverse ONG, consiste nell’espellere migranti verso nazioni con cui non hanno legami diretti, ma che accettano di riceverli in cambio di compensazioni economiche o accordi diplomatici. Eswatini, governato dal re Mswati III, ha firmato un memorandum d’intesa con Washington nel 2023, che prevede l’accoglienza temporanea di migranti espulsi, in cambio di aiuti sanitari e infrastrutturali. Il Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS) ha difeso la misura, definendola “necessaria per alleggerire la pressione sui confini meridionali” e “coerente con gli standard internazionali”. Ma le critiche si moltiplicano. “Eswatini non ha le strutture né le garanzie per accogliere migranti vulnerabili,” ha dichiarato l’avvocata per i diritti umani Maritza López. “Molti rischiano di essere detenuti arbitrariamente o rimandati nei Paesi d’origine senza alcuna valutazione individuale.” Secondo fonti locali, i migranti sono stati trasferiti in un centro di accoglienza a Manzini, dove le condizioni sono descritte come precarie. Alcuni hanno già iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la detenzione e la mancanza di assistenza legale. Il governo di Eswatini non ha rilasciato commenti ufficiali, ma fonti diplomatiche parlano di “forti pressioni” da parte di Washington per mantenere l’accordo. Intanto, altri due voli sono previsti entro la fine del mese, alimentando il dibattito su una pratica che molti definiscono “deportazione mascherata”.
