Il sogno di Putin di “demilitarizzare” l’Ucraina si è trasformato nel suo peggior incubo. Quando, la mattina dell’invasione a febbraio 2022, Mosca dichiarò che uno degli obiettivi principali del conflitto fosse il disarmo del suo vicino, privare l’Ucraina di capacità militari appariva come una condizione essenziale per soggiogarla. In realtà è accaduto l’esatto contrario: invece di indebolirsi, le forze armate ucraine hanno subito una trasformazione radicale, diventando oggi un pilastro della difesa europea. Ciò che all’inizio appariva come una campagna di conquista, si è rivelato un’autodistruzione della strategia russa: l’aggressione ha generato l’inaspettato sviluppo di un apparato militare moderno, resiliente, dotato di capacità tecnologiche che stanno attirando l’attenzione degli alleati occidentali.
Una delle frontiere su cui l’Ucraina ha ottenuto risultati sorprendenti è quella dei droni. Con più di tre anni di guerra alle spalle, l’industria ucraina dei droni è fiorita: innovazione, sperimentazione sul campo e urgenza bellica hanno fatto da motore a uno sviluppo accelerato. Questi sistemi hanno dato a Kyiv un vantaggio significativo sul fronte, consentendo attacchi profondi, efficaci operazioni di ricognizione e, talvolta, di rompere il controllo russo sul Mar Nero. Non è un caso che nazioni NATO stiano ora guardando all’Ucraina non come a un Paese da salvare, ma come a un alleato tecnologico – in Danimarca militari ucraini si recano per condividere esperienza nel combattimento con i droni; in Polonia, dopo incursioni droniche russe, sono allo studio addestramenti congiunti; nel Regno Unito si producono droni sviluppati in collaborazione con l’Ucraina nell’ambito di un rafforzamento della frontiera orientale NATO.
Ma non è solo il settore dei droni a segnare la trasformazione bellica ucraina. L’esercito di Kyiv sta emergendo anche come punto di riferimento in warfare elettronica, robotica e cyberdifesa. All’evento “Defense Tech Valley” in Ucraina occidentale, è stata evidente l’attrattiva che il Paese ha acquisito sul piano tecnologico: migliaia di partecipanti da oltre cinquanta nazioni e investimenti occidentali per oltre cento milioni di dollari testimoniano come ormai l’Ucraina non sia più solo un teatro di guerra, ma un laboratorio militare riconosciuto. E, al centro di questa crescita, rimane l’elemento umano: oggi l’Ucraina dispone della seconda più grande forza militare d’Europa, con quasi un milione di persone in uniforme e una riserva formata da veterani esperti in combattimento moderno.
Non sorprende quindi che in Europa si stia affermando una consapevolezza crescente: Kyiv è oggi fondamentale per la difesa continentale. Di fronte a una possibile riduzione del ruolo statunitense nella sicurezza europea, l’esercito ucraino rappresenta il baluardo più immediato contro l’avanzata russa. I partner europei non hanno più solo un dovere morale nel sostenere l’Ucraina, ma un interesse strategico: finanziare l’industria bellica ucraina, cooperare in tecnologie militari, e rafforzare il sostegno militare. In uno scenario in cui le forze russe avanzano ancora e missili e droni colpiscono città ucraine, non è possibile proclamare una vittoria, ma appare ormai inverosimile un esito che lasci l’Ucraina disarmata. Il tempo della sottomissione è passato: l’obiettivo russo di disarmare Kyiv ha generato – contro ogni previsione – l’“ucrainizzazione” della difesa europea. E quella che doveva essere la capitolazione dell’Ucraina è diventata la nascita di un attore militare temuto, vigoroso, capace di difendere il proprio posto nella comunità europea delle nazioni.