Siamo vicini alla terza guerra mondiale? Di certo la situazione attuale non può far dormire sonni tranquilli. Anzi, la situazione sembra oramai sfuggire di mano e da qualche tempo la crisi tra Russia e Nato si gioca sempre più spesso nei cieli. Cosa è successo? Vediamolo nello specifico.
Nelle ultime ore quattro aerei da caccia e bombardieri americani sono decollati per identificare e intercettare quattro velivoli russi in volo vicino all’Alaska. Si trattava di due bombardieri strategici Tu-95 e di due caccia Su-35, entrati nella zona di identificazione di difesa aerea, uno spazio internazionale che lambisce i confini di Stati Uniti e Canada.
Il North American Aerospace Defense Command ha inviato immediatamente quattro F-16 e altrettanti tanker KC-135 per “un’identificazione positiva” e ha diffuso un comunicato per rassicurare l’opinione pubblica: “Gli aerei russi sono rimasti nello spazio internazionale e non hanno violato la sovranità americana”.
Poche ore dopo la scena si è ripetuta in Europa. Dal Baltico, dove la missione di Air Policing della Nato resta una delle più delicate, sono decollati due Gripen ungheresi dalla base lituana di Siauliai per intercettare un Su-30, un Su-35 e tre MiG-31 russi in prossimità dello spazio aereo lettone. Anche in questo caso non ci sono state violazioni, ma la tensione resta altissima: solo nelle ultime tre settimane Estonia, Polonia e Romania hanno segnalato intrusioni di droni o sconfinamenti temporanei di caccia russi.
Le parole di Rutte
In questo clima il Segretario generale della Nato Mark Rutte non l’ha toccata di certo piano e ha scelto parole che segnano decisamente un cambio di tono: “Difenderemo ogni centimetro del territorio alleato. Reagiremo sempre in modo proporzionato, ma se necessario non esiteremo ad abbattere velivoli russi”. Una linea dura che si inserisce nel solco tracciato da Donald Trump, tornato a spingere gli alleati a mostrare fermezza: “Se i Mig violano lo spazio Nato, vanno abbattuti”. Mosca ha risposto per bocca dell’Ambasciatore in Francia, Alexey Meshkov: “Un gesto del genere significherebbe guerra”. Lo stesso diplomatico ha accusato l’Alleanza di sconfinare regolarmente nei cieli russi: “Succede spesso, eppure i nostri caccia non reagiscono con abbattimenti”, ha detto a Rtl. Una posizione che il Cremlino ribadisce ormai da settimane, mentre cerca di rovesciare la narrazione sugli episodi di tensione.
“Il Cremlino fermi la guerra o si prepari ai rifugi antiaerei”
Mentre i cieli si infiammano, dal fronte ucraino arriva un messaggio altrettanto duro. Volodymyr Zelensky, in un’intervista ad ‘Axios’, ha avvertito: “Se la Russia non bloccherà la guerra, i funzionari del Cremlino dovranno sapere dove si trova il rifugio antiaereo più vicino”. Un avvertimento che suona come un appello, ma anche come un monito rivolto a Mosca. Il Presidente ucraino ha rivelato di aver chiesto a Trump “un nuovo sistema d’arma capace di costringere Putin a trattare”. Non ha fornito dettagli, ma ha fatto capire che si tratta di armamenti a lungo raggio destinati a colpire obiettivi strategici russi, come centrali energetiche e fabbriche di armi: “Se li riceveremo, li useremo”, ha detto senza mezzi termini.
Parallelamente Zelensky ha ribadito la sua intenzione di lasciare la guida del Paese a conflitto concluso: “Il mio obiettivo è porre fine alla guerra, non ricandidarmi”, ha spiegato. E ha annunciato che, in caso di tregua, chiederà al parlamento di indire elezioni, nonostante la legge marziale impedisca per ora qualsiasi voto.
“Putin non ha ottenuto nulla”
Dagli Stati Uniti Trump ha espresso “grande delusione” nei confronti di Putin: “La Russia ha speso miliardi in bombe, missili, munizioni e soprattutto in vite umane, ma ha guadagnato praticamente nulla”, ha detto ai giornalisti, aggiungendo che “è arrivato il momento di fermarsi”. Nel corso di una conferenza congiunta con Recep Tayyip Erdogan, ospite alla Casa Bianca, il Tycoon ha elogiato il ruolo della Turchia come “secondo esercito della Nato”, ma ha anche chiesto ad Ankara di smettere di acquistare petrolio russo: “Ogni barile che la Russia vende serve a finanziare la sua furia in Ucraina”.
Berlino apre ai beni russi congelati
In questo quadro la Germania ha compiuto un passo che potrebbe cambiare l’equilibrio dei finanziamenti alla resistenza ucraina. Il Cancelliere Friedrich Merz ha dichiarato dalle colonne del ‘Financial Times’ di essere pronto ad approvare un prestito da 140 miliardi di euro a Kiev, garantito dai beni russi congelati in Europa. Il meccanismo studiato dalla Commissione europea prevede l’emissione di un bond europeo a tasso zero, scambiato con una parte degli asset russi sotto sequestro. In questo modo la proprietà resterebbe formalmente russa, ma la liquidità verrebbe subito girata all’Ucraina: “Non è più il momento delle esitazioni, dobbiamo sostenere Kiev senza attendere i tempi lunghi dei risarcimenti”.