Il mercato del lavoro italiano continua a dare segnali positivi, seppure con un rallentamento. Secondo il ‘Report Lavoro Cisl’, elaborato sulla base dei dati Istat del secondo trimestre 2025, dal 2021 gli occupati sono cresciuti di oltre 1,3 milioni di unità, portando il tasso di occupazione al 62,7%. A trainare la dinamica sono soprattutto i contratti a tempo indeterminato e le trasformazioni stabili, mentre prosegue da undici trimestri consecutivi la riduzione del lavoro a termine. La disoccupazione scende al 6,6%, con una diminuzione soprattutto dei disoccupati di lunga durata, mentre cala anche il numero degli inattivi, pari a 12,2 milioni (-150mila in un anno). Significativo il calo nel Mezzogiorno, dove il tasso di occupazione cresce dell’1% in un anno, superando per la prima volta la soglia del 50%.
L’aumento dell’occupazione riguarda soprattutto la fascia over 50, effetto combinato di dinamiche demografiche e riforme pensionistiche che trattengono i lavoratori più maturi. Ma negli ultimi quattro anni sono aumentati anche i giovani occupati (+461mila nella fascia 15-34 anni), mentre la classe centrale 35-49 anni risente di uno “svuotamento” generazionale.
Non solo lavoro povero
Il report sottolinea come l’occupazione sia cresciuta in comparti labour intensive e a bassa produttività – dalle costruzioni ai servizi alla persona, fino a ristorazione e turismo – con salari che non crescono quanto potrebbero. Ma la Cisl respinge l’idea che sia stato creato solo “lavoro povero”: l’effetto dei rinnovi contrattuali e delle misure di sostegno alle buste paga ha permesso, almeno in parte, un recupero dell’inflazione soprattutto per i redditi più bassi. Restano però nodi strutturali irrisolti. L’inattività femminile e giovanile continua a pesare, così come il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Settori come turismo, agricoltura, sanità e lavori stagionali faticano a reperire personale, mentre le posizioni più qualificate restano scoperte.
Nella presentazione del report il Segretario confederale Mattia Pirulli, responsabile del Dipartimento Mercato del Lavoro, ha ribadito le richieste del sindacato in vista della prossima legge di bilancio: “Servono interventi su formazione, apprendistato, incentivi mirati, rafforzamento dei centri per l’impiego, maggiore attrattività dei lavori stagionali e disagiati, sostegno alla contrattazione e servizi di conciliazione vita-lavoro, inclusi incentivi alle madri lavoratrici. Vanno prorogate la Zes unica e la decontribuzione per il Sud”.
Un “patto per il lavoro”
Pirulli ha poi avvertito del rischio di un rallentamento produttivo legato ai dazi Usa, alla congiuntura internazionale e alle transizioni in corso, sottolineando la necessità di puntare su investimenti, innovazione e produttività. Per la Cisl, queste misure devono rientrare in un disegno più ampio: “Abbiamo proposto un grande patto sul lavoro – conclude Pirulli – che coinvolga istituzioni, imprese e parti sociali, per aumentare la produttività, rafforzare la qualità del lavoro e sostenere l’occupazione di donne e giovani. Solo così potremo affrontare le sfide future e consolidare i progressi di questi anni”.