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Pil +0,7% nel 2024, deficit in calo al 3,4%. Ma i consumi restano fermi

L’Istat certifica una crescita moderata e il miglioramento dei conti pubblici: pressione fiscale al 42,5%, debito al 134,9% del Pil. Dal governo toni trionfali, opposizioni e consumatori avvertono: “Italia in coda all’Europa”
martedì, 23 Settembre 2025
2 minuti di lettura

L’economia italiana ha chiuso il 2024 con una crescita moderata,ma accompagnata comunque da un netto miglioramento dei conti pubblici. L’Istat, nella revisione dei conti economici nazionali, ha certificato un Pil in aumento dello 0,7% in volume, lo stesso ritmo stimato a marzo, e un deficit in rapporto al Pil ridotto al -3,4%, meno della metà rispetto al -7,2% del 2023. Il Pil ai prezzi di mercato ha raggiunto i 2.199 miliardi di euro, oltre 7 miliardi in più delle precedenti stime. A trainare l’economia è stata la domanda interna, con un contributo di +0,6 punti percentuali, sostenuta dai consumi delle famiglie (+0,5%) e della Pubblica amministrazione (+1%). Gli investimenti fissi lordi hanno registrato un incremento dello 0,5%, mentre il contributo della domanda estera netta è stato marginale (+0,1%). Esportazioni stabili, importazioni in calo (-0,4%).

Dal punto di vista settoriale, il valore aggiunto ha segnato un progresso del 2% in agricoltura, dell’1,1% nelle costruzioni e dello 0,8% nei servizi, mentre è rimasto fermo nell’industria manifatturiera. L’occupazione è aumentata del 2,2%, con una crescita più marcata tra i lavoratori dipendenti (+2,3%) rispetto agli indipendenti (+1,8%).

Conti pubblici in recupero

Il disavanzo si è attestato a -73,9 miliardi di euro, con un miglioramento di circa 80 miliardi rispetto al 2023. Il saldo primario è tornato positivo allo 0,5% del Pil dopo tre anni di segno negativo. Ma nello stesso tempo la spesa per interessi è salita del +10,1%, segnalando la fragilità dei conti in un contesto di tassi elevati. Parallelamente la pressione fiscale è aumentata al 42,5% del Pil (dal 41,2% del 2023), tornando sui livelli del biennio 2020-2021. A trainare il gettito, soprattutto Irpef, Ires, Iva e contributi sociali (+4,3%). Le entrate complessive sono cresciute del 5,8%, più del Pil nominale (+2,7%).

Il debito pubblico si è attestato a 2.966 miliardi di euro, pari al 134,9% del Pil: in lieve aumento rispetto al 133,9% del 2023, ma sotto il picco del 146% registrato nel 2021. L’Istat ha rivisto al rialzo la crescita del 2023, dall’0,7% all’1,0%, confermando il deficit al -7,2%.

Le reazioni politiche

Il Ministero dell’Economia ha accolto con favore i dati, sottolineando come “la crescita all’1% del 2023 invece dello 0,7% confermi la solidità della linea del governo”. Soddisfazione anche dal Viceministro Maurizio Leo: “I dati sono sicuramente positivi per il Pil sia nel 2023 che nel 2024. È la dimostrazione che lavorare bene e con prudenza premia sempre”.

Ancora più entusiasta Andrea Delmastro (FdI), che ha parlato di “Melonomics che funziona” e di “una doccia fredda per i profeti di sventura del campo largo”.

Di tono opposto i 5 Stelle, che ha sottolineato come l’Italia resti indietro rispetto agli altri Paesi europei: “Pil 2024 a +0,7%, dietro tutti: Francia +1,2%, Spagna +3,2%, Grecia +2,3%. A festeggiare sono solo Meloni, Giorgetti e qualche fondo estero”.

“Consumi al palo”

Le associazioni dei consumatori hanno puntato l’attenzione proprio sulla domanda interna. L’Aduc ha invitato a guardare oltre i toni trionfalistici: “Siamo un Paese che galleggia su glorie del passato. Il debito resta tra i più alti d’Europa, la pressione fiscale cresce e i consumi ristagnano”. Per il Codacons la spesa delle famiglie “cresce appena dello 0,5%” e segnala “flessioni preoccupanti in settori chiave come abbigliamento (-3,4%), sanità (-3,8%) e svago (-1,4%)”.

Dello stesso avviso l’Unione nazionale consumatori: “I consumi rappresentano il 56,6% del Pil. Se non si rilancia la domanda interna, la crescita resterà asfittica. Bisogna alleggerire la pressione fiscale sul ceto medio, non limitarsi a piccoli ritocchi Irpef”.

L’Italia nel contesto europeo

Il confronto con i partner europei ridimensiona l’entusiasmo: nel 2024 la crescita media dell’Eurozona è stata dello 0,9%, con l’Unione europea a quota 1%. Meglio di Roma hanno fatto Francia (+1,2%), Spagna (+3,2%), Portogallo (+1,9%), Grecia (+2,3%) e Paesi Bassi (+1,1%). Solo Germania (+0,3%) e alcune economie minori hanno registrato performance inferiori.

Il nostro Paese, dunque, cresce sì, ma resta in coda ai principali partner: un dato che alimenta il dibattito politico sulla strategia economica.

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