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Separazione delle carriere, la Camera dice sì. Tensione in Aula, opposizioni sul piede di guerra

Via libera con 243 voti al ddl Nordio: maggioranza in festa, bagarre dopo il voto e seduta sospesa. Pd e M5S annunciano lo stop ai lavori senza un pronunciamento del governo su Gaza
venerdì, 19 Settembre 2025
2 minuti di lettura

Non c’è che dire. È stata una mattinata incandescente (a dir poco) quella di ieri a Montecitorio, come non si vedeva da tempo. Cosa è successo? Con 243 voti favorevoli e 109 contrari la Camera ha approvato in terza lettura il ddl costituzionale che introduce la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri.

Una riforma da sempre al centro del programma del Centrodestra, fortemente voluta dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, e che ora si avvicina al traguardo finale: l’ultima lettura al Senato e, non essendo stata raggiunta la maggioranza assoluta, il referendum confermativo che chiamerà i cittadini a esprimersi.

Per la maggioranza si è trattato di un passaggio storico. Per le opposizioni, uno strappo istituzionale e politico. L’Aula, dopo l’esito del voto, si è trasformata in un’arena. Secondo i gruppi di minoranza, alcuni esponenti del governo si sarebbero lasciati andare a applausi e segni di giubilo. La Capogruppo del Pd, Chiara Braga, ha attaccato duramente: “Non è accettabile festeggiare così un voto che divide il Paese”. Subito dopo, diversi deputati delle opposizioni si sono avvicinati ai banchi del governo per protestare. La tensione è salita fino a sfiorare lo scontro fisico, tanto che il Presidente di turno, Sergio Costa, ha dovuto sospendere la seduta per alcuni minuti.

In prima linea nelle polemiche è finito il Vicepremier Antonio Tajani, accusato di aver applaudito. “Non è vero, ho solo dato una pacca sulla spalla a Nordio”, ha chiarito ai cronisti. Poi ha rincarato: “Le proteste sono pretestuose, la riforma era nel programma votato dagli italiani. La democrazia decide”. Una nota congiunta dei Segretari di Presidenza della Camera, Francesco Battistoni e Annarita Patriarca, ha ricordato che “il regolamento di Montecitorio non vieta in alcun modo ai membri del governo di applaudire. Le accuse rivolte sono infondate e prive di riscontro”.

L’esultanza della maggioranza

Il Centrodestra ha salutato l’approvazione come una vittoria politica di grande portata. Giorgia Meloni ha parlato di “una riforma storica, attesa da anni”, mentre il Vicepremier Matteo Salvini ha definito il voto “una promessa mantenuta per una giustizia più giusta ed efficiente”. Forza Italia ha dedicato il risultato alla memoria di Silvio Berlusconi, che per primo portò la battaglia sulla separazione delle carriere al centro del dibattito politico. Tra gli applausi della maggioranza, più voci hanno sottolineato come la riforma segni la “fine del potere delle correnti” e restituisca centralità al “giudice terzo e imparziale”. Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia ha parlato di “giustizia liberata dal cappio”, mentre per Maurizio Lupi di Noi moderati si tratta di “un passo avanti verso un processo equilibrato e trasparente”.

Le opposizioni: “Colpo di maggioranza”

Sul fronte opposto le opposizioni hanno denunciato un “colpo di mano” e hanno legato la protesta anche alla crisi internazionale. Dopo un incontro con il Presidente della Camera Lorenzo Fontana, Pd, M5S e gli altri gruppi hanno annunciato di non voler riprendere i lavori ordinari senza un voto sulla guerra a Gaza: “Non siamo disponibili ad andare avanti senza un impegno chiaro del governo”, ha ribadito Braga. La deputata dem Debora Serracchiani ha parlato di “scempio delle istituzioni, approvando una riforma costituzionale con applausi e abbracci da stadio”, mentre il pentastellato Riccardo Ricciardi ha confermato che le opposizioni resteranno compatte sulla richiesta di un dibattito parlamentare sulla linea dell’Italia in Medio Oriente.

Alla contrarietà politica si è aggiunta quella dei magistrati. L’Associazione nazionale magistrati ha definito la riforma “un rischio per l’equilibrio tra i poteri” e ha annunciato mobilitazioni in vista del referendum: “Questa riforma toglie diritti ai cittadini”, ha avvertito la giunta esecutiva centrale, promettendo una campagna per spiegare ai cittadini le criticità del disegno di legge Nordio.

La posta in gioco

La riforma ridisegna il sistema giudiziario italiano: due Consigli Superiori della Magistratura distinti per giudici e pm, un’Alta Corte disciplinare indipendente e regole più rigide per garantire l’imparzialità. Per la maggioranza, è l’attuazione del “giusto processo” previsto dall’articolo 111 della Costituzione. Per le opposizioni, una minaccia all’autonomia della magistratura.

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