L’economia italiana ha dimostrato una resilienza notevole in un contesto globale incerto, ma il Fondo Monetario Internazionale lancia un avvertimento: senza un deciso rilancio della produttività e un ampliamento della forza lavoro, la crescita rischia di rallentare drasticamente nei prossimi anni. Nel suo ultimo rapporto, il FMI sottolinea come l’Italia abbia beneficiato dell’attuazione rigorosa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con investimenti che hanno sostenuto una crescita dello 0,7% nel 2024. Tuttavia, il Paese deve affrontare sfide strutturali profonde: l’invecchiamento della popolazione, la carenza di competenze avanzate e una produttività stagnante. Lone Christiansen, capo missione FMI per l’Italia, ha indicato tre priorità: aumentare la partecipazione femminile al mercato del lavoro, rafforzare il capitale umano attraverso istruzione e formazione, e incentivare l’adozione di tecnologie innovative. Secondo le stime, un pacchetto di riforme mirate potrebbe far crescere il PIL annuo tra lo 0,1% e lo 0,4% nel periodo 2025–2026. Sul fronte fiscale, il FMI raccomanda un consolidamento più ampio rispetto a quanto previsto dal governo, con l’obiettivo di raggiungere un avanzo primario del 3% entro il 2027. Questo permetterebbe di ridurre il debito pubblico e rafforzare la fiducia degli investitori. Tra le misure suggerite: eliminazione del regime forfettario per i lavoratori autonomi, razionalizzazione delle spese fiscali e limitazione delle garanzie pubbliche. Il rapporto evidenzia anche le difficoltà delle imprese italiane nell’espandersi e innovare, attribuite in parte alla frammentazione del mercato europeo. Per il FMI, una maggiore integrazione economica e finanziaria a livello UE sarebbe determinante per rilanciare le prospettive di crescita del Paese. L’Italia, insomma, è a un bivio: ha gli strumenti per affrontare le sfide, ma servono decisioni coraggiose e riforme profonde per trasformare la resilienza in progresso duraturo.
