Il prof. Ordine prosegue nella sua impetuosa, entusiasmante e trascinante lezione, ricorrendo a vari esempi tratti ora da romanzi, ora da vita reale sua personale e di altri personaggi, scomodando anche Socrate, Dante e l’Orlando furioso. Il suo obiettivo fondamentale è mettere in luce il dovere e l’importanza dell’insegnamento con autorevolezza, ‘de visu’, le disparate metodologie didattiche e i piccoli accorgimenti per attrarre l’interesse degli studenti e stimolare in loro ‘affectio’ ai classici e ‘curiositas’ verso la ricerca. Parole d’ordine sono ‘addomesticare’ per suggerire come creare legami forti, citando la storia del ‘Piccolo Principe’ nell’incontro con la volpe nel deserto. E che in pedagogia significa ragionare, avere pazienza e dedicare tempo per creare legami forti e duraturi, possibili solamente col contatto diretto con gli studenti.
L’amicizia secondo il prof. Ordine
“…L’amicizia non è un click da casa su Facebook; l’amicizia è un dono di sé continuo all’altro; e se non c’è questo (riferendosi all’addomesticare e al creare legami da vicino) non si può capire in che maniera si costruisce un’amicizia. Allora in questo disastro la ‘lezione frontale’ è stata vista come un vecchio arnese, un vecchio arnese obsoleto che deve andare in soffitta. L’idea di parlare ci fanno sentire in colpa quando tu fai una lezione in classe; perché i buoni professori per questi signori sono quelli che vanno lì e mettono la slide. Voi sapete che noi all’Università dobbiamo dire se usiamo i mezzi tecnologici. Io metto sempre: “Non uso niente, la parola, la parola e gli studenti sono 350 che stanno in silenzio, non vola una mosca. È una fatica enorme; io esco madido di sudore dopo questa lezione”.
Socrate
“Abbiamo dimenticato che da Socrate, fino a qualche decennio fa, i buoni professori avevano cambiato la vita dei loro studenti. I buoni professori avevano trasmesso ai loro allievi l’amore e la disciplina; l’amore per la disciplina che insegnavano e per il sapere”.
La missione dell’insegnamento e l’esempio del professore Germain
Il prof. Ordine racconta alla platea che “…per far capire ai miei studenti, ogni anno, qual è la missione importante dell’insegnamento, leggo una lettera commovente. La leggo da trent’anni e io, ogni volta che la leggo, mi commuovo”.
Così racconta agli studenti le emozioni vissute dallo scrittore, filosofo e saggista Albert Camus (1913/1960) quando gli comunicano di aver ricevuto il Premio Nobel per la letteratura nel 1957. “Che potete immaginare – è la più grande soddisfazione che uno scrittore possa aver quando lui riceve la notizia – a chi pensa? Due cose: devo mandare un telegramma a mamma: la mamma di Camus era analfabeta. Devo mandare una lettera al mio professore delle scuole medie di Algeri. Era nato a pieds-noir cioè da coloni francesi che erano andati come coloni in Algeria. Lui non aveva mai conosciuto il papà, perché la mamma incinta, il Papà parte per la prima guerra mondiale e muore. Lui era povero, poverissimo, viveva con la nonna e la mamma analfabeti. Va a scuola questo professore Germain, di cui noi oggi conosciamo il nome perché era un signore sconosciuto, perché Camus ha mandato questa lettera. Lo vede, capisce che lui è bravissimo. Quando finisce le scuole gli dice: tu devi fare il concorso per il liceo; c’è una borsa di studio. Lui dice: ‘ma io non ho i soldi, mamma e nonna vogliono che vada a lavorare per portare i soldi a casa’. No, dice; tu devi continuare a studiare. Il bambino va a casa ma nonna e mamma dicono di no. Germain prende la cartellina, prende l’autobus e va a casa di Camus; parla con i genitori e convince la nonna. La nonna dice: ma chi lo prepara per fare l’esame? Noi non abbiamo soldi. Non vi preoccupate, lo preparo gratis. D’estate lavorano insieme e Camus al concorso arriva primo. Quel professore ha cambiato la vita di Albert Camus, perché ha fatto il liceo e poi l’università. Se fosse andato a lavorare quale sarebbe stato il destino di quel povero bambino?”
La lettera di Camus al professore Germain
“Caro Signor Germain, ho aspettato che si spegnesse il baccano che mi ha circondato in tutti questi giorni prima di venire a parlarle con tutto il cuore. Mi hanno fatto un onore, davvero troppo grande, che non ho né cercato né sollecitato, ma quando mi è giunta la notizia, il mio primo pensiero, dopo che per mia madre, è stato per Lei. Senza di Lei, senza quella mano affettuosa che Lei tese a quel bambino povero che io ero, senza il suo insegnamento, il suo esempio, non ci sarebbe stato nulla di tutto questo. Non sopravvaluto questo genere d’onore ma è almeno un’occasione per dirLe che cosa Lei è stato e continua a essere per me e per assicurarLe che i suoi sforzi, Il suo lavoro e la sua generosità che Lei ci metteva, sono sempre vivi in uno dei Suoi scolaretti che, nonostante l’età, non ha cessato di essere il suo riconoscente allievo”.
L’abbraccio con tutte le mie forze
Il prof Ordine aggiunge: “È una lettera meravigliosa, è una lettera meravigliosa nella quale noi troviamo l’essenza di quello che dovrebbe essere l’insegnamento”. “…Se noi abbiamo amato qualche disciplina, l’abbiamo amata perché abbiamo trovato un bravo professore. Quindi Parisi che ha ricevuto il premio Nobel per la fisica, nelle prime righe del suo discorso, ha ringraziato il suo maestro grande fisico, Roma Nicola Cabibbo per dire che avrebbe meritato più di lui il premio Nobel…”
Dante Alighieri (1265/1321)
Il prof. Ordine non resiste nel proporre alla platea la lettura di alcuni versi di Dante.
“Vorrei leggervi una piccola cosa di Dante, nella Divina Commedia; lo sapete benissimo parla del suo paese; nel quindicesimo canto dell’inferno incontra Brunetto Latini (1220/1294)
Vi leggo i versi di questo incontro:
“…che ‘n la mente m’è fitta, e or m’accora, la cara e buona imagine paterna di voi quando nel mondo ad ora ad ora m’insegnavate come l’uom s’etterna: e quant’io l’abbia in grado, mentr’io vivo convien che ne la mia lingua si scerna”.
“…Dante riconosce la buona figura paterna di Brunetto Latini, di colui che gli ha insegnato come sulla terra, nelle condizioni umane, si conquista la fama o come sulla terra si realizza pienamente la propria umanità”.
La formazione
“Ogni giorno in un angolo del mondo si compie un piccolo miracolo: in una capanna dell’Africa, in un igloo del Polo Nord, in una piccola scuola del Sud d’Italia, c’è un professore che cambia la vita di uno studente e noi non lo sappiamo fuori dall’attenzione dei media, fuori dall’attenzione delle telecamere. Spendono miliardi per la tecnologia ma nessuno si preoccupa del prendere a cuore, abbiamo visto; nessuno difende l’importanza del loro ruolo, nessuno pensa a un sistema di reclutamento efficace con regole chiare”.
“Oggi si sprecano tanti soldi sulla formazione a scuola, sempre più legata alla didattica e alla tecnologia. Si parla di un nuovo ente, la scuola di alta formazione; percorsi di aggiornamento dove ancora una volta si invitano agenzie private, si sparpagliano soldi…”
In merito, il prof. Ordine informa la platea dicendo: “Io ho scritto un pezzo sul Corriere della Sera e anche dei libri per (non) mostrare che oggi lo studio della didattica ha assunto un ruolo troppo preponderante all’interno di questi corsi di formazione; e non è così che si formano i docenti, perché la prima regola per essere un buon docente è conoscere bene la disciplina che insegni;…. La conoscenza della disciplina viene prima e io vi voglio fare un esempio: Mi invitano in un liceo nella periferia di Napoli, Napoli città a me molto cara: sono cresciuto nell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Gerardo Marotta (1927/2017). Chi è di Napoli sa di chi sto parlando, di un grandissimo uomo”. “…Gerardo Marotta mi dice: devi andare lì, perché lì ci sono camorristi, è una cosa terribile; noi dobbiamo andare a portare la parola dei classici. Io vado in questo liceo: eravamo nell’aula della palestra della scuola… un caos terribile e chi, persino, giocava”.
Il Prof. Ordine anticipa il suo intervento con una premessa-avvertimento: “Mi dovete dare due minuti; io vi leggo una cosa: se vi piace continuo, sennò me ne vado…”
L’Orlando furioso di Ludovico Ariosto
“Avevo visto che c’erano molte ragazze e leggo un’ottava dell’Orlando furioso, un poema che da tutti gli studenti viene ritenuto noioso (che c’entrano i cavalieri dell’Orlando furioso con la vita nostra e Rinaldo Astolfo? Io adesso vi dimostrerò cosa c’èntra: Rinaldo va in Scozia, vogliono uccidere la figlia del re di Scozia, Ginevra, perché è accusata di tradimento e Rinaldo dice:‘ma c’è una legge che se l’uomo tradisce viene ucciso? dice no, non c’è, solo se tradisce la donna”. E in merito recita i versi relativi alla reazione di Rinaldo sulla disparità di trattamento, di opinione e di costume. La sala era gremita di donne le quali si alzano in piedi evidenziando al professore che nulla era cambiato sulla disparità di libertà uomo-donna e che, nonostante i secoli passati i problemi sono sempre quelli.
Il prof. Ordine indica alla platea, in sintesi, dei metodi didattici e cioè che i professori si devono leggere i classici; prepararsi a casa la lezione e non perdere tempo dietro il concetto della ‘scuola impresa’ con i manager, essendo insegnanti e che la funzione principale dell’insegnante è quella di occuparsi degli studenti.
La libertà di insegnamento
Prosegue dicendo che “…il problema in questo momento è nel mondo, non è italiano; il problema è di tutto, di tutta Europa; tutto il mondo agisce a quelle tre famose agenzie di banchieri; è là il cancro vitale di tutto questo. E che, praticamente, i corsi di formazione a che cosa servono? A creare ‘professori soldatini’ che dicono tutte le stesse cose, che fanno tutti gli stessi parametri…”.
“Ma questa è una follia, qui siamo in un paese dove la Costituzione garantisce la libertà dell’insegnamento e noi la stiamo mettendo sotto i piedi per seguire dei pedagoghi….”
Segue prosieguo lezione e altre citazioni
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