L’accordo sui dazi al 15% tra Stati Uniti e Unione europea, annunciato nei giorni scorsi in una dichiarazione congiunta, preoccupa profondamente il mondo agricolo italiano. A lanciare l’allarme è la Cia-Agricoltori Italiani, secondo cui l’intesa “sembra sempre più una resa, con un grande sacrificio dell’agroalimentare”. Il settore teme ripercussioni immediate sulle esportazioni. Nel 2024, il valore dell’export agroalimentare Made in Italy verso gli Usa ha toccato quota 7,8 miliardi di euro, ma con i nuovi dazi la prospettiva cambia. “Il rischio – avverte la Cia – è di perdite pesanti in comparti chiave come il vitivinicolo, senza ottenere nulla in cambio. Oltre all’impatto diretto, si corre il pericolo di un grave danno all’intero indotto agroindustriale, con conseguenze sull’occupazione”.
Il Presidente nazionale della Cia, Cristiano Fini, punta il dito contro la mancanza di garanzie e la chiusura politica registrata finora: “Oltre all’attuale chiusura sul vino, occorrerà monitorare con attenzione l’apertura agevolata a importazioni agricole Usa a prescindere dalla reciprocità delle regole commerciali, che rappresenta la linea di confine invalicabile”.
Effetto domino su imprese e consumatori
Secondo l’Associazione, il pericolo di un calo delle esportazioni è concreto e potrebbe avere conseguenze dirette sulle imprese italiane. I dazi porteranno a maggiori costi di produzione che, in assenza di margini sufficienti, le aziende potrebbero essere costrette a trasferire almeno in parte sui consumatori americani. Questo scenario rischia di ridurre la domanda di prodotti italiani negli Stati Uniti, proprio nel momento in cui il Made in Italy aveva consolidato nuove quote di mercato.
A complicare il quadro c’è anche la variabile valutaria: “L’effetto combinato di dazi e fluttuazioni del cambio euro-dollaro – si legge nella nota della Cia – non potrà che aggravare l’impatto delle misure doganali, traducendosi in costi aggiuntivi reali per le aziende nazionali e rendendo complessivamente meno competitivo il Made in Italy”.