Il mondo produttivo italiano è sempre più esposto ai rischi della criminalità informatica. Secondo i dati diffusi da Confartigianato, tra il 2019 e il 2023 le denunce per reati informatici subiti dalle aziende sono cresciute del 45,5%, contro un aumento del 10% per gli illeciti d’impresa in generale.
La fotografia che emerge è preoccupante: gli attacchi colpiscono indistintamente multinazionali e piccole imprese, sfruttando vulnerabilità tecnologiche e, spesso, umane. Particolarmente colpite sono regioni come la Toscana (+88,3%), il Veneto (+63,7%) e le Marche (+56%). Ma la mappa del rischio si estende a tutto il territorio nazionale, con punte significative anche in Puglia, Lazio, Piemonte ed Emilia-Romagna.
Come ricorda il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, “nessuna impresa è al sicuro senza regole chiare, strumenti concreti e incentivi per la protezione dei dati aziendali”. A rendere ancora più urgente il tema è il confronto europeo: il 35,5% dei reati contro le imprese italiane è di natura informatica, ben oltre la media UE.
Una risposta che cresce, ma ancora insufficiente
Le imprese italiane stanno dimostrando crescente consapevolezza sull’importanza della cybersicurezza: l’83,1% la considera una priorità strategica, un dato superiore alla media europea. Tuttavia, solo il 42,6% ha investito concretamente in soluzioni informatiche nel 2024, e appena un terzo delle aziende adotta un pacchetto completo di misure di sicurezza raccomandate.
Ostacolo principale? La carenza di competenze. Il 22,8% delle imprese lamenta difficoltà nel reperire esperti in sicurezza digitale, più del doppio rispetto alla media europea. Questa lacuna pesa soprattutto nelle PMI, dove spesso un errore umano o la mancanza di formazione può aprire le porte a malware e ransomware.
In questo contesto, l’iniziativa dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) con la campagna “Accendiamo la cybersicurezza” rappresenta una risposta concreta, promuovendo buone pratiche e strumenti operativi per rafforzare le difese digitali aziendali.
Cultura digitale e prevenzione: le chiavi per il futuro
Difendere le imprese italiane dai cyberattacchi non è solo una questione tecnologica, ma culturale. Le guide dell’ACN rivolte a dirigenti, dipendenti e fornitori puntano proprio a colmare questo gap: obiettivi chiari, consapevolezza condivisa e responsabilità distribuite.
Tra le misure consigliate spiccano il backup sicuro, l’autenticazione a più fattori, l’approccio Zero Trust e la nomina di un responsabile per la cybersicurezza. Ma oltre alle linee guida, serve un cambio di paradigma: occorre considerare la cybersicurezza non come un costo, bensì come un investimento strategico per la continuità e la competitività dell’impresa.
Per affrontare le nuove sfide digitali, è indispensabile un impegno sinergico tra istituzioni, sistema produttivo e mondo della formazione. Solo così si potrà trasformare la sicurezza digitale in un pilastro della crescita economica e dell’innovazione italiana.