Gaza City è stata nuovamente colpita da un’ondata di violenza che intreccia guerra, crisi umanitaria e accuse incrociate. Secondo l’emittente qatariota Al-Jazeera, un attacco aereo israeliano ha ucciso due suoi giornalisti, Anas al-Sharif e Mohammed Qreiqeh, insieme a tre operatori, Ibrahim Zaher, Moamen Aliwa e Mohammed Noufal. Morto anche il freelance Mohammad Al Khaldi. La tv parla di un “raid mirato” contro una tenda che ospitava reporter. Le Forze di difesa israeliane hanno confermato l’operazione, sostenendo che al-Sharif fosse “un terrorista che operava sotto le spoglie di giornalista” e leader di una cellula di Hamas responsabile della pianificazione di lanci di razzi contro civili e soldati israeliani. Il Sindacato dei giornalisti palestinesi ha definito l’episodio un “crimine maledetto di assassinio”, mentre l’ufficio stampa del governo di Gaza, controllato da Hamas, denuncia che dall’inizio del conflitto sono stati uccisi 237 cronisti. Il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) ne conta almeno 186.
Dati allarmanti
Parallelamente, l’Unicef Medio Oriente e Nord Africa ha diffuso dati che fotografano un’emergenza alimentare sempre più grave: dai 2.000 bambini colpiti da malnutrizione acuta a febbraio si è passati a 6.000 a giugno, fino a quasi 12.000 a luglio, il numero più alto mai registrato in un mese. “Questi numeri non sono statistiche, ma un grido d’allarme – si legge nel messaggio pubblicato su X –. Gli strumenti per prevenire e curare la malnutrizione esistono, ma senza un accesso sicuro e continuativo agli aiuti non servono a nulla. Servono aiuti su larga scala e un cessate il fuoco. Adesso”. Intanto, fonti palestinesi riferiscono che altri dieci civili sono morti dall’alba di oggi in due attacchi separati: sette a Khan Yunis, dove è stata colpita un’abitazione nel campo occidentale, e tre a Gaza City, centrati in una tenda per sfollati.
Sul piano politico, l’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha reso noto un colloquio telefonico con il presidente statunitense Donald Trump. Al centro della conversazione, “i piani per il controllo delle ultime roccaforti di Hamas a Gaza, la liberazione degli ostaggi e la fine della guerra”. Netanyahu, si legge nella nota, “ha ringraziato Trump per il suo fermo sostegno a Israele fin dall’inizio del conflitto”.