Il 26 giugno 2025 le Nazioni Unite hanno celebrato l’80° anniversario della firma della Carta di San Francisco, il trattato fondativo dell’organizzazione nata per “salvare le future generazioni dal flagello della guerra”. Un traguardo storico che arriva in un momento di profonda crisi del multilateralismo, tra conflitti irrisolti, tensioni geopolitiche e sfide globali sempre più complesse. Durante la cerimonia ufficiale al Palazzo di Vetro, il segretario generale António Guterres ha lanciato un appello accorato: “Assistiamo ad attacchi senza precedenti ai principi della nostra Carta. La minaccia e l’uso della forza, la violazione del diritto internazionale e l’erosione dei diritti umani mettono a rischio la nostra missione”. Nata nel 1945 con 51 Stati membri, l’ONU ne conta oggi 193, ma fatica a trovare un equilibrio tra rappresentanza e efficacia. Il Consiglio di Sicurezza, paralizzato dai veti incrociati dei cinque membri permanenti, è spesso incapace di intervenire su crisi come quelle in Ucraina o Gaza. “Quando il veto diventa uno scudo per l’aggressione, la Carta rischia di essere svuotata”, ha dichiarato l’ambasciatrice tedesca Antje Leendertse. Eppure, l’ONU resta un foro indispensabile per affrontare sfide comuni: dalla lotta alla povertà alla promozione dei diritti umani, dalla gestione delle emergenze umanitarie alla difesa dell’ambiente. In 80 anni, ha facilitato 30 trattati di disarmo, distrutto oltre 55 milioni di mine e assistito più di 100 milioni di persone ogni anno. Per l’occasione, è stata inaugurata a New York la mostra “Reviving the Spirit of San Francisco”, che espone l’originale della Carta dell’ONU, simbolo di un’epoca in cui la cooperazione internazionale sembrava l’unica via possibile