In un’epoca segnata dalla crisi climatica, dal collasso della biodiversità e da un diffuso degrado ambientale, prende forma una proposta giuridica radicale quanto necessaria: riconoscere personalità giuridica agli elementi naturali. È un’idea che scardina la visione antropocentrica del diritto, secondo cui la natura è tutelata solo in quanto utile all’uomo. Con questa nuova impostazione, fiumi, foreste, montagne ed ecosistemi interi diventano soggetti portatori di diritti, in grado di essere rappresentati legalmente per difendere la propria integrità.
Viviamo nell’Antropocene, un’era in cui l’azione dell’uomo ha un impatto profondo e duraturo sul pianeta. Il diritto ambientale tradizionale, che considera l’ambiente solo come cornice per la vita umana, mostra oggi tutta la sua inadeguatezza. Attribuire diritti alla natura apre invece a una tutela fondata sul suo valore intrinseco, sul riconoscimento delle relazioni ecologiche di cui siamo parte e sul sapere delle popolazioni indigene, che da secoli custodiscono un rapporto equilibrato con il mondo naturale.
Le Nazioni e il diritto della natura
Alcuni ordinamenti hanno già accolto questa prospettiva. L’Ecuador è stato il primo, nel 2008, a inserire nella propria Costituzione i diritti della natura. La Pachamama, la Madre Terra, ha acquisito la possibilità di esistere, rigenerarsi e mantenere i propri cicli vitali. In Europa, la Spagna ha riconosciuto nel 2022 la personalità giuridica al Mar Menor, una laguna costiera devastata da decenni di inquinamento. Una legge sostenuta da oltre seicentomila firme ha affidato all’ecosistema un comitato di garanti con il compito di tutelarne i diritti fondamentali.
Rafforzare la protezione ambientale
Le modalità adottate variano. In alcuni casi si riconoscono diritti a singoli elementi naturali; in altri, alla natura nel suo insieme. Entrambi gli approcci puntano a rafforzare la protezione ambientale, andando oltre la logica dell’interesse umano immediato.
I risultati iniziano a farsi vedere. La natura può essere difesa in tribunale, le attività dannose bloccate, i risarcimenti destinati al recupero degli ecosistemi colpiti. Si afferma così una nuova idea di giustizia, capace di includere anche le generazioni future.
Non mancano le difficoltà. I nuovi diritti possono scontrarsi con interessi economici forti, le risorse per garantire l’effettiva applicazione delle leggi sono spesso limitate, e in alcuni contesti si rischia che tutto si riduca a un gesto simbolico.
Ripensare il nostro rapporto con la Terra
Eppure, il riconoscimento della personalità giuridica degli elementi naturali rappresenta una delle innovazioni più potenti per ripensare il nostro rapporto con il pianeta. Non è solo una rivoluzione giuridica, ma anche culturale. È un invito a considerare la natura non come qualcosa da dominare, ma come un soggetto con cui coesistere. Perché questa visione si realizzi davvero, serve l’impegno comune delle istituzioni, delle comunità e dei cittadini.