venerdì, 25 Aprile, 2025
Esteri

Il massacro di turisti in Kashmir alimenta ulteriormente le tensioni tra India e Pakistan

Le tensioni tra India e Pakistan sono peggiorate dopo un attacco nella contesa regione del Jammu e Kashmir, che ha causato oltre 25 vittime, per lo più turisti indiani. L’episodio ha riacceso i timori di un’escalation tra i due Paesi, entrambi dotati di arsenali nucleari. In risposta, Nuova Delhi ha ridotto i rapporti diplomatici con Islamabad, convocato l’ambasciatore pakistano, sospeso un trattato sulle risorse idriche e chiuso un valico di frontiera. L’attacco, il più grave contro civili nella regione negli ultimi anni, ha riportato il Kashmir sotto i riflettori internazionali. L’incidente è avvenuto martedì a Baisaran, vicino a Pahalgam, nel Kashmir amministrato dall’India. Uomini armati hanno attaccato un gruppo di turisti, causando 25 morti indiani e un nepalese. I sopravvissuti hanno raccontato scene di terrore, riferendo che gli aggressori li accusavano di sostenere il primo ministro Modi prima di aprire il fuoco. Il gruppo militante Fronte della Resistenza (TRF) ha rivendicato l’attacco, dichiarando di opporsi alla presenza di “estranei” nella regione. Le autorità indiane hanno identificando tre sospetti, tra cui due pakistani. Modi ha promesso una risposta severa, dichiarando che “il terrorismo non spezzerà lo spirito dell’India”. Il TRF, considerato legato al Lashkar-e-Taiba, è emerso nel 2019 come presunta forza indigena del Kashmir. Tuttavia, analisi suggeriscono collegamenti con reti jihadiste più ampie. Il Kashmir, tra le regioni più militarizzate al mondo, è al centro di una disputa territoriale che ha causato tre guerre tra India e Pakistan. La situazione si è aggravata nel 2019, quando il governo Modi ha revocato l’autonomia della regione. Sebbene Nuova Delhi affermi di aver ristabilito l’ordine, le violenze continuano a destabilizzare l’area. L’attacco ha avuto ripercussioni anche sugli equilibri idrici tra i due Paesi. La sospensione del Trattato sulle acque dell’Indo è stata definita “un atto di guerra” dal ministro pakistano Awais Leghari.

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