La Cina ha accusato gli Stati Uniti di abuso delle tariffe, avvertendo i paesi di non firmare accordi economici che possano danneggiarli. Questo avvertimento intensifica le tensioni nella guerra commerciale tra le due principali economie mondiali. Pechino ha dichiarato che si opporrà a qualsiasi intesa lesiva dei propri interessi e adotterà contromisure contro le pressioni dell’amministrazione Trump, che ha imposto sanzioni per limitare i rapporti economici con la Cina. Sebbene il Presidente USA abbia sospeso alcune tariffe per altri paesi, i dazi sulle importazioni cinesi restano in vigore, toccando il 145%. La Cina ha risposto con tariffe del 125% su beni americani, ma non intende aumentarle ulteriormente. Bo Zhengyuan, analista di Plenum, ritiene improbabile che paesi del Sud-est asiatico, dipendenti da investimenti cinesi, accettino le richieste USA. Intanto, la Cina convocherà il Consiglio di Sicurezza ONU per accusare Washington di destabilizzare la stabilità globale. Jamieson Greer, rappresentante commerciale statunitense, ha riferito che circa 50 paesi hanno chiesto incontri per discutere le tariffe, mentre Giappone e Indonesia valutano l’aumento delle importazioni americane per ottenere concessioni. Le politiche tariffarie USA hanno destabilizzato i mercati globali, sollevando timori di recessione, mentre le risposte della Cina hanno avuto impatti più limitati. Gli USA hanno anche ostacolato il progresso cinese nei semiconduttori e imposto tasse sulle navi cinesi. Nel frattempo, Xi Jinping ha visitato il Sud-est asiatico per rafforzare i legami regionali e contrastare le pressioni statunitensi, riaffermando l’impegno cinese ad ampliare la rete di partner commerciali. La disputa ha colpito duramente il Sud-est asiatico, dove sei stati ASEAN hanno subito tariffe tra il 32% e il 49%, aggravando economie già vulnerabili.