“Spettatore in panchina”. Una metafora certo un po’ semplificativa ma è questo il ruolo della sanità privata, malgrado i sostegni dati, rispetto alla emergenza Coronavirus. O almeno così è evidenziato da un gruppo di medici che ora chiede un confronto su una nuova Governance in modo che siano stabilire regole e sinergie virtuose tra sanità pubblica e quella privata.
“L’emergenza Coronavirus ha portato alla luce problematiche sottaciute e nascoste del nostro Servizio Sanitario Nazionale”, spiega Carlo Palermo, Segretario Nazionale Anaao Assomed, “le quali possiamo dire che si è inserito in modo molto evidente il rapporto tra strutture pubbliche e private accreditate”.
A sottoscrive un luogo, articolato documento con dati e cifre sono diversi medici che hanno a cuore l’efficienza e la qualità dei due sistemi sanitari, pubblico-privato in un momento in cui l’emergenza Coronavirus può ripresentarsi in modo ulteriormente drammatico.
“Se infatti posti letto per acuti totali”, si ricorda nell’analisi, “sono pari al 2,98 ‰ abitanti in barba alla normativa vigente (e se non considerassimo i privati accreditati piomberemmo a un 2,48 ‰), è evidente che questa emergenza sta rendendo obbligatorio un ripensamento del Servizio Sanitario Nazionale nella sua globalità, ponendo in agenda anche una chiara ridefinizione del rapporto pubblico-privato la cui mancanza, soprattutto all’inizio di questa emergenza, ha mandato in affanno il pubblico con il privato spettatore in panchina”.
“Fortunatamente – e va riconosciuto – il senso di responsabilità di molte delle strutture private”, si evidenzia nella nota, “in prevalenza Equiparate ma non solo, ha messo a disposizione posti letto e terapie intensive addirittura prima del coinvolgimento da parte delle istituzioni regionali. Ovviamente questo solo nelle Regioni dove il privato ha reso storicamente disponibili servizi per l’Emergenza/Urgenza che come abbiamo di recente pubblicato in Qui Sanità del 7 Gennaio sono presenti a macchia di leopardo nelle diverse Regioni”. Non c’è dubbio, dicono i sottoscrittori, pertanto oltre “all’assetto istituzionale, al finanziamento, al rapporto ospedale-territorio, alla governance delle strutture, alla gestione del personale” così come ricordato da Costantino Troise, Presidente Anaao, “la proposta di inserire il tema del rapporto pubblico-privato accreditato, di ridefinirne più chiaramente le linee di dialogo e integrazione, nonché la revisione dei criteri di accreditamento, sia a livello centrale che periferico, non è più rinviabile”. Per i firmatari si tratta di trovare regole equilibrate.
Il significato della proposta, infatti, non va certo nella direzione di uno spostamento dell’asse portante, pubblico, del SSN a favore dell’ospedalità privata, bensì il prendere atto della presenza di un sistema (privato accreditato), peraltro previsto nell’ambito del SSN, che in media Paese ha raggiunto fino all’inizio dell’anno in corso le seguenti quote:
Acuti o 23 % posti letto o 22,9 % ricoveri ordinari e 28,2% DH o 24,6 % valorizzazione delle prestazioni o 8,5 % Accessi in PS. Post Acuti (Riabilitazione e Lungodegenza)o 69,5 % posti letto o 69,2 % ricoveri (Riabilitazione 75,7% – Lungo Degenza 53,7%) o 72,4 % Valorizzazione delle prestazioni.
“Ripercorrendo la storica situazione, uno dei principali problemi presentati dall’ospedalità privata accreditata”, ricordano i sottoscrittori del documento, “fino all’inizio di questa emergenza è stata la carenza di offerta nei servizi per l’emergenza/urgenza con l’8,5% di accessi nei pronto soccorso delle strutture private, con significative differenze tra Regioni (Tab.1), ma anche tra strutture Equiparate (5,6% di Accessi) e Case di Cura (2,9%). Offerta che per far fronte alla crisi pandemica è stata attualmente largamente modificata per quanto riguarda i posti letto per acuti e di Terapia Intensiva”.