mercoledì, 22 Gennaio, 2025
Esteri

Siria, al-Jolani: “Elezioni solo dopo il censimento”. Delegazione Usa a Damasco

Erdogan: "Sradicare Isis e terrorismo curdo dalla Siria". Manifestanti a Damasco per la democrazia e i diritti delle donne

Per prima cosa, “la Siria ha bisogno di un nuovo censimento”, ha detto il leader siriano Mohammed al-Jolani in un’intervista ieri al Tg1. “Quasi la metà della popolazione siriana vive all’estero, e la maggior parte non ha legami giuridici con la madrepatria. il regime precedente negava questa possibilità. Quando il censimento sarà completato, saremo in grado di procedere alle elezioni. Questa è la strada da seguire”, ha spiegato il capo di Hayat Tahrir al-Sham (Hts).

La Siria sarà uno Stato islamico? “È una scelta del popolo, non dei paesi stranieri. Ogni popolo è libero di decidere sul suo Stato. Siamo in una fase di passaggio dei poteri, poi nella seconda fase faremo un Congresso nazionale con commissioni ed esperti. Il Congresso deciderà la forma dello Stato, che sarà sottoposta a giudizio popolare. Dopodiché la Siria garantirà le condizioni per le elezioni politiche”.

Manifestanti a Damasco per la democrazia

La scelta del popolo: centinaia di persone sono scese in strada ieri nel centro di Damasco per la democrazia e i diritti delle donne. Gli slogan “Vogliamo la democrazia, non uno Stato religioso” e “Siria, uno Stato libero e laico”, hanno scandito la marcia, uomini e donne, riuniti nell’emblematica piazza degli Omayyadi. Un cartello recitava: “Non c’è nazione libera senza donne libere”. “Noi siriani, uomini e donne, abbiamo un ruolo da svolgere nella costruzione della nuova Siria”, ha dichiarato all’AFP Majida Moudarres, una manifestante di 50 anni. “L’era del silenzio è finita”, ha aggiunto questa funzionaria in pensione, riferendosi al regno del clan Assad, che ha governato la Siria con il pugno di ferro per oltre 50 anni. “Le donne hanno un ruolo importante da svolgere nell’azione politica”, ha aggiunto.

Delegazione Usa in Siria

Intanto una delegazione del governo statunitense composta dal consigliere per gli affari del Medio Oriente, Daniel Rubinstein, la responsabile del Dipartimento di Stato per il Medio Oriente, Barbara Leaf e il capo negoziatore per la liberazione degli ostaggi, Roger Carstens, è arrivata ieri a Damasco per discutere con l’esecutivo provvisorio siriano i principi della transizione e come aiutare il Paese. Lo ha annunciato un portavoce del Dipartimento di Stato, precisando che si tratta dei primi diplomatici statunitensi a visitare la capitale siriana da quando l’8 dicembre l’ex presidente al-Assad è fuggito in esilio in Russia. Secondo le fonti di al-Jazeera, durante l’incontro le parti hanno discusso la possibilità di rimuovere le sanzioni internazionali contro la Siria e di eliminare HTS dalla lista delle organizzazioni terroristiche designate dagli Stati Uniti.

La conferenza stampa prevista alla fine dell’incontro è però stata annullata per “motivi di sicurezza”, ha annunciato la portavoce statunitense in Siria Rana Hassan, senza dire se la delegazione abbia incontrato il nuovo leader siriano Abu Mohammad al-Jolani. Tuttavia l’incontro è stato “positivo”, ha detto un funzionario siriano all’agenzia France-Presse. “E i risultati saranno positivi, a Dio piacendo”, ha aggiunto.

Israele occupa anche Rafid

Israele da parte sua non ferma l’avanzata: ieri l’Idf ha occupato una nuova località, Rafid, in pieno territorio siriano, nella regione del Golan. : “è un passo che rappresenta una nuova svolta nella regione meridionale della Siria”, scrive l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, che ricorda che mercoledì scorso si erano verificate altre incursioni delle forze israeliane, penetrate in circa 10 chilometri di profondità nella campagna di Daraa, entrando nelle località di Koya e Wahda, vicino al confine siro-giordano, nella valle del fiume Yarmuk. Gli abitanti di queste città si sono radunati nei pressi del villaggio di Ma’ariya per protestare contro la presenza delle truppe israeliane, le quali hanno aperto il fuoco, ferendo almeno una persona.

Nessuna svolta per Gaza

A Gaza, nel frattempo, gli sforzi per raggiungere un accordo per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi non hanno segnato progressi nelle ultime ore. Secondo una fonte statunitense del Washington Post, il direttore della Cia, William Burns, ha lasciato Doha dopo un solo giorno in Medio Oriente, sebbene una delegazione statunitense rimanga nella regione. I negoziati sono ostacolati dalle controversie sul numero e sull’identità degli ostaggi che Hamas rilascerebbe durante le prime sei settimane, così come sulla selezione e sul numero di prigionieri palestinesi detenuti da Israele che verrebbero scambiati. Secondo una fonte araba del Times of Israel, a dispetto delle voci ottimistiche degli ultimi giorni, ci vorranno settimane, e non giorni, prima di arrivare a un accordo.

Erdogan: l’Occidente impedisca a Israele di invadere la Siria

La Turchia aiuterà il nuovo governo siriano a formare la sua struttura statale e a redigere una nuova costituzione, e il ministro degli Esteri turco visiterà presto la Siria per discutere della “nuova struttura” della regione. Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan di ritorno da una riunione del D-8 in Egitto, sottolineando che la revoca delle sanzioni imposte sotto il governo di Bashar al Assad aiuterebbe la ricostruzione della Siria. Nel quadro della ricostruzione, ha aggiunto Erdogan, gli Stati Uniti e le potenze occidentali devono assumersi la responsabilità di impedire a Israele di invadere i territori siriani, e i colloqui che avrà con il Presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump quando entrerà in carica saranno importanti in questo senso. È tempo, ha concluso Erdogan, di “sradicare” sia l’Isis che i “gruppi terroristici curdi” dalla Siria.

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