mercoledì, 15 Gennaio, 2025
Turismo

Il turismo italiano sotto attacco: 3,3 miliardi nelle mani della criminalità organizzata

Uno studio di Demoskopika rivela come le mafie stiano sfruttando la fragilità economica del settore per un giro d’affari illegale senza precedenti

Il turismo, uno dei pilastri economici dell’Italia, sta diventando sempre più vulnerabile alle infiltrazioni della criminalità organizzata, con un giro d’affari illegale stimato in 3,3 miliardi di euro. Questo è quanto emerge dallo studio di Demoskopika che ha stimato l’attività di welfare criminale delle mafie sul comparto turistico elaborando una serie di dati rilevati da alcune fonti ufficiali o autorevoli: Unioncamere, Direzione Investigativa Antimafia, Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Istat, Cerved e Banca d’Italia: il rapporto evidenzia un controllo sempre più pervasivo da parte delle mafie. La situazione, se non affrontata con decisione, rischia di compromettere non solo la legalità e la competitività del settore, ma anche la credibilità internazionale del Paese. Secondo il rapporto, le organizzazioni mafiose sfruttano la fragilità di un sistema economico già colpito da crisi di liquidità e indebitamento, trasformandolo in terreno fertile per il cosiddetto ‘welfare criminale’. Con ingenti risorse finanziarie a disposizione, i sodalizi criminali offrono supporto economico a imprenditori in difficoltà, imponendo in cambio il controllo totale o parziale delle aziende.

Quadro allarmante

La ‘Ndrangheta domina il settore turistico illegale, con introiti pari a 1,65 miliardi di euro, seguita dalla Camorra (950 milioni), Cosa Nostra (400 milioni) e dalla criminalità pugliese e lucana (300 milioni). Le infiltrazioni sono più marcate nelle regioni economicamente più vulnerabili, come Campania, Lombardia, Lazio, Puglia e Sicilia, che concentrano quasi il 75% del giro d’affari criminale. Questa infiltrazione non si limita alla gestione diretta di attività come alberghi, ristoranti e agenzie di intermediazione, ma si estende anche al riciclaggio, all’usura e alle estorsioni.

Lo studio segnala che oltre 7.000 imprese turistiche, pari al 14,2% delle 48.000 aziende a rischio default, sono particolarmente esposte alle infiltrazioni criminali. Tra queste, le più colpite sono concentrate nelle regioni del Sud, dove il sistema economico è già fragile.

Campania, Lombardia e Lazio guidano la classifica delle regioni più a rischio, con un totale di 307 strutture turistiche già confiscate alle mafie, quasi il 60% delle quali localizzate in territori tradizionalmente dominati dalla criminalità organizzata.

Welfare criminale

In un contesto di incertezza economica e difficoltà di accesso al credito, le mafie offrono ‘finanziamenti occulti’ immediati, che spesso rappresentano l’unica via di sopravvivenza per molte imprese. Ma il prezzo di questo ‘aiuto’ è altissimo: controllo aziendale, riciclaggio di denaro sporco e perdita di autonomia imprenditoriale.

Come sottolineato da Raffaele Rio, Presidente di Demoskopika, “le mafie stanno costruendo un welfare criminale che piega gli imprenditori in difficoltà, alimentando un circuito di illegalità che soffoca l’economia legale”. Eventi di portata internazionale come il Giubileo 2025 e le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 rappresentano ulteriori occasioni di rischio. L’afflusso di ingenti risorse economiche legate all’organizzazione di questi eventi potrebbe amplificare le opportunità di infiltrazione criminale, specialmente in un settore così esposto come quello turistico.

Le regioni più vulnerabili

Lo studio classifica le regioni italiane in base al livello di rischio di infiltrazione mafiosa, utilizzando indicatori come il numero di strutture confiscate, operazioni finanziarie sospette e provvedimenti antimafia. Tra le regioni a rischio ‘alto’, oltre alla Campania (380 milioni di euro di introiti criminali), spiccano la Lombardia (560 milioni) e il Lazio (430 milioni). Anche Puglia, Sicilia, Liguria ed Emilia Romagna mostrano livelli di vulnerabilità preoccupanti. Dall’altro lato, regioni come la Valle d’Aosta, il Molise e il Trentino-Alto Adige presentano un rischio più basso, grazie a un tessuto economico meno esposto e una minore presenza di attività mafiose.

I costi dell’illegalità

Le infiltrazioni mafiose non si limitano a generare un controllo diretto sul sistema turistico, ma impattano pesantemente sull’intera economia. Secondo lo studio, la perdita potenziale per le imprese a rischio default nel settore turistico supera i 14,5 miliardi di euro, una cifra che mette in evidenza la gravità della situazione.

In aggiunta, la pressione fiscale media per le aziende regolari si traduce in un ulteriore handicap competitivo rispetto ai canali illegali. Le mafie, grazie alla liquidità illecita, possono operare a costi molto più bassi, compromettendo la concorrenza e danneggiando l’intero settore.

La risposta necessaria

Contrastare questo fenomeno richiede un intervento deciso e coordinato. Come sottolinea il Presidente di Demoskopika, “rafforzare la prevenzione e migliorare la capacità di reazione delle istituzioni è fondamentale per proteggere la sicurezza delle imprese e la credibilità del Paese a livello internazionale”.

Tra le misure proposte, controlli più stringenti sull’origine dei capitali e sulle operazioni finanziarie sospette, un rafforzamento della collaborazione tra istituzioni e organismi di vigilanza come la Direzione Investigativa Antimafia e maggiore sostegno alle imprese in difficoltà, per evitare che cadano nella rete del welfare criminale.

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