A ottobre 2024, i prezzi alla produzione dell’industria, ovvero il costo dei beni e servizi prodotti dalle aziende, sono aumentati dello 0,7% rispetto a settembre. Tuttavia, se confrontati con ottobre dello scorso anno, sono diminuiti del 2,8%, un calo maggiore rispetto al mese precedente (-2,0%).
Sul mercato interno, che riguarda i prodotti venduti all’interno del Paese, i prezzi sono cresciuti dell’1,0% rispetto al mese precedente, ma hanno segnato un calo del 3,8% rispetto allo stesso periodo del 2023. Questo calo è legato soprattutto alla diminuzione dei prezzi dell’energia. Senza considerare l’energia, i prezzi sono rimasti quasi stabili su base mensile (+0,1%) e sono tornati a crescere lievemente rispetto a un anno fa (+0,2%), interrompendo un trend negativo che durava da oltre un anno.
Per i mercati esteri, i prezzi sono aumentati dello 0,3% su base mensile, mentre su base annua il calo è stato minimo (-0,1%), con differenze tra area euro e non euro.
Costruzioni: prezzi stabili per gli edifici, in lieve aumento per le strade
Nel settore delle costruzioni, i prezzi per edifici residenziali e non residenziali sono rimasti invariati rispetto a settembre. Su base annua, invece, si registra una diminuzione dell’1,5%, leggermente migliore rispetto al -1,6% del mese precedente. Per quanto riguarda strade e ferrovie, i prezzi sono cresciuti dello 0,2% rispetto al mese precedente, ma risultano ancora in calo dell’1,8% rispetto all’anno scorso.
Quali settori crescono e quali calano nei prezzi
Tra i vari settori industriali, i cali più significativi si osservano nei comparti legati all’energia e ai metalli. I prezzi di coke (un derivato del carbone) e prodotti petroliferi raffinati, ad esempio, sono scesi del 14% sul mercato interno e fino al 18,9% nei Paesi dell’area euro. Anche la metallurgia, ovvero la produzione di metalli e prodotti metallici, ha registrato un calo.
Al contrario, settori come quello alimentare, il legno e la carta, l’elettronica e altri prodotti manifatturieri hanno visto aumenti di prezzo, sia sul mercato interno sia all’estero.
Fiducia di consumatori e imprese: segnali contrastanti a novembre
A novembre 2024, l’indice di fiducia, che misura le aspettative e il livello di ottimismo di famiglie e imprese sull’economia, è sceso per il terzo mese consecutivo. La fiducia dei consumatori è passata da 97,4 a 96,6 punti, con un peggioramento delle opinioni sulla situazione economica generale e sulle prospettive future. In particolare, le persone si dichiarano meno propense ad acquistare beni costosi, come elettrodomestici o automobili, che sono tipici degli acquisti natalizi.
Anche la fiducia delle imprese è in calo, passando da 93,4 a 93,1 punti, il livello più basso da aprile 2021. Tuttavia, non tutti i settori registrano un peggioramento: la fiducia è aumentata nella manifattura e, soprattutto, nel commercio al dettaglio, dove le vendite attuali e future sembrano in ripresa. Al contrario, il settore delle costruzioni e quello dei servizi, come trasporti e turismo, mostrano un peggioramento.
Confcommercio: “Cauto ottimismo per i prossimi mesi”
Confcommercio, l’associazione che rappresenta le imprese del commercio, interpreta i dati con prudenza. “Nonostante il calo della fiducia, emergono segnali positivi, soprattutto dal commercio e dal turismo, dove si registra un recupero delle vendite. Se confermato, questo potrebbe favorire una ripresa nel 2025”, afferma l’Ufficio Studi di Confcommercio.
Consumatori preoccupati: rischio di un “Natale in bianco”
Secondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, la perdita di fiducia dei consumatori potrebbe tradursi in un Natale con pochi acquisti. Dona sottolinea che il calo delle intenzioni di comprare beni durevoli, come regali di valore, potrebbe avere effetti negativi sull’economia. A suo avviso, servono misure più incisive nella Legge di Bilancio per sostenere le famiglie meno abbienti e favorire i consumi.
Codacons: pessimismo sul futuro del Paese
Anche il Codacons si mostra critico, segnalando un “generale pessimismo” tra famiglie e imprese. “La diminuzione della fiducia rischia di rallentare i consumi e gli investimenti, con conseguenze negative per l’intera economia”, afferma il presidente Carlo Rienzi. Il Codacons chiede un maggiore impegno del governo per ridurre i prezzi e aumentare il potere d’acquisto dei cittadini.