Donald Trump ha annunciato che la sua futura amministrazione imporrà nuove tariffe sui beni importati da Messico, Canada e Cina, dichiarato su Truth Social l’intenzione di applicare una tariffa del 25% sui prodotti del Messico e Canada come risposta alla crisi del fentanyl ed esprimendo anche l’intenzione di aggiungere una tariffa del 10% sui prodotti cinesi a causa delle droghe provenienti da Pechino. L’ambasciata cinese ha sottolineato che la cooperazione economica tra Stati Uniti e Cina è vantaggiosa per entrambi, affermando che “nessuno vince in una guerra commerciale”. I funzionari canadesi hanno ribadito l’importanza della relazione con gli USA, sottolineando che sarà argomento di discussione in futuri incontri, con la nuova amministrazione, inerenti il commercio e la sicurezza. Messico e Canada rappresentano quasi il 30% del commercio americano, e settori come l’automobilistico e i materiali da costruzione potrebbero subire interruzioni. Gli Stati Uniti applicano già tariffe sui prodotti cinesi, aumentate da Biden su 18 miliardi di dollari di prodotti. Trump ha proposto una tariffa del 20% su tutte le importazioni e circa il 60% sui prodotti cinesi, descrivendo i dazi come una rivalsa e affermando che “altri paesi ci ripagheranno per ciò che abbiamo fatto per il mondo”. Tuttavia, le proposte potrebbero incontrare opposizione. Economisti stimano che i dazi potrebbero costare agli americani 78 miliardi di dollari l’anno. Secondo la National Retail Federation, un paio di scarpe da 50 dollari potrebbe arrivare a costarne 65 dollari, mentre catene come Five Below, Wayfair e Dollar Tree potrebbero essere vulnerabili in una guerra commerciale. Le tariffe di Trump potrebbero annullare l’accordo USMCA, entrato in vigore nel luglio 2020. Una prospettiva che Arturo Sarukhan, ex ambasciatore del Messico negli USA, legge come una violazione del patto.