Dopo il repentino aumento degli animali morti a causa della “Blue Tongue” arriva l’appello della Coldiretti: bisogna vaccinare gli animali. In Italia è emergenza febbre catarrale, la nuova malattia causata dal virus BTV, trasmesso tramite le punture di un moscerino del genere Culicoides, e che nelle ultime settimane ha registrato numerosi focolai in Sardegna, Piemonte, Lombardia e Calabria. Anche altri territori sono stati colpiti da questa nuova piaga, perciò serve l’intervento immediato delle istituzioni a favore delle filiere zootecniche. Vaccini e maggiori controlli presso le stalle di sosta dove viene trasferito e importato il bestiame estero sono i due principali rimedi da introdurre: il problema giungerebbe infatti dal Nord Europa, dove la Blue Tongue sta dilagando con effetti devastanti. Non a caso, solo nel 2023 l’importazione di animali stranieri è aumentata del 16%.
Nonostante non vi sia alcun pericolo di contagio per l’uomo (non si tratta di una malattia zoonotica, né il latte né la carne dell’animale vengono infettati), la nuova epidemia miete gli allevamenti, facendo crollare la produzione di latte e costringendo le aziende al blocco della movimentazione di greggi e mandrie. I bovini sono quelli meno a rischio, mentre si sta assistendo a una vera strage di ovini e caprini. Inoltre, ci sarebbe una correlazione tra focolai e condizioni igieniche degli allevamenti: quelli che peccano maggiormente dovrebbero essere interessati da operazioni di bonifica e disinfestazione. L’Ats della Montagna (Sondrio) precisa: “È importante che tutti gli allevatori, a propria tutela, attuino misure per ridurre il rischio di infezione del bestiame. Vanno effettuati trattamenti con prodotti insetto-repellenti, la notte gli animali devono soggiornare preferibilmente al chiuso in locali protetti con zanzariere e devono essere eliminati possibili luoghi che favoriscono lo sviluppo delle larve, come i ristagni idrici.” Nelle prossime settimane anche i sindaci potrebbero valutare l’avvio di procedure volte a salvaguardare la sicurezza sanitaria delle stalle più a rischio.
Nonostante il problema sia relativamente nuovo, le sue cause sarebbero complessivamente legate alla già ben nota crisi climatica. Come ha infatti dichiarato ad agosto la Asl To3 di Torino: “l’espandersi della malattia è strettamente legata ai cambiamenti climatici che hanno favorito la diffusione massiva degli insetti portatori. Con temperature sempre più miti, l’insetto in questione continua a rimanere vitale anche durante mesi in cui, di norma, il cambiamento stagionale dovrebbe portare alla sua limitazione.” Dunque, condizioni climatiche diverse consentono agli insetti di adattarsi a nuove condizioni imprevedibili per gli umani e per i bestiami.