L’Amministrazione Biden vuole chiudere l’accordo sulla tregua e ha annunciato la presentazione di una proposta rinnovata che dovrebbe includere dettagli sull’attuazione di un accordo di cessate il fuoco a Gaza e sullo scambio degli ostaggi. In particolare la nuova proposta dovrebbe specificare anche per quanto tempo potrà durare la presenza israeliana nel Corridoio Filadelfia. Secondo fonti americane Israele avrebbe fatto molte concessioni finora, ma Hamas non è disposta ad accettare la presenza di Israele, nel lungo termine, nella Striscia di Gaza. E’ stata anche smentita la notizia, arrivata dalla Turchia, sul possibile ritiro di Washington dai negoziati se entro due settimane non sarà arrivata una svolta. Il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer, il più stretto consigliere del primo ministro Benyamin Netanyahu, ha sottolineato che Israele non abbandonerà il Corridoio Filadelfia nella prima fase dell’accordo con Hamas, ma lascia la porta aperta a un ritiro completo in una seconda fase negoziata.
Per media israeliani stallo della trattativa
I media israeliani, invece, ritengono che lo stallo sia molto più forte. Il quotidiano Haaretz scrive che l’Amministrazione Biden mostra ottimismo, “ma alti funzionari del governo americano stanno esprimendo disperazione e frustrazione per lo stato dei colloqui, soprattutto dopo che il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato la scorsa settimana una risoluzione che si oppone al ritiro dal Corridoio Filadelfia nel contesto di un accordo”. Secondo Haaretz, i funzionari di Washington ammettono che gli sforzi dell’amministrazione per mantenere in vita i colloqui di cessate il fuoco non hanno “alcun reale collegamento con la realtà“. E’ probabile che i democratici americani ritengano un accordo come risultato da presentare durante la campagna elettorale, ma avvicinandosi il giorno delle elezioni potrebbero far cadere in secondo piano il tema per non farlo apparire un fallimento dell’Amministrazione Biden.
Israele controlla anche gli aiuti
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu continua a ritenere che le forze israeliane devono controllare le aree a rischio a tempo indeterminato. Ilcapo del Mossad David Barnea è volato d’urgenza a Doha per informare il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani della posizione di Israele. Pressioni per un accordo arrivano anche dall’esercito israeliano. L’Idf ha avvertito il governo che qualsiasi espansione delle operazioni militari a Gaza mette a rischio la vita degli ostaggi. Ma la notizia, riportata da Channel 13, sarebbe fondata sulle dichiarazioni di “un alto ufficiale militare” non identificato il quale sostiene che un accordo sulla liberazione degli ostaggi consentirebbe all’Idf di operare più liberamente nella Striscia, anche in luoghi dove non ci sono mai state incursioni. Ieri le autorità israeliane hanno autorizzato il passaggio di 35 camion di aiuti umanitari al valico di Kerem Shalom per entrare a Gaza ma hanno respinto dieci altri simili mezzi, mentre è terminata la prima fase di vaccinazioni contro la poliomelite. Sono stati vaccinati circa 200mila bambini dei 600mila previsti.
Iran non rinuncia alla rappresaglia
Ieri il presidente egiziano, Abdel Fattah El-Sisi, è arrivato ad Ankara per una visita ufficiale, la prima in Turchia da 12 anni. Erdogan e El-Sisi hanno rafforzato i rapporti bilaterali e confermato “il contributo della Turchia e dell’Egitto per la pace”. Erdogan ha dichiarato che la “Turchia ed Egitto hanno una posizione comune sulla questione palestinese”. Nel frattempo il segretario generale della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit, ha affermato “che il tentativo del primo ministro dello stato occupante”, Netanyahu, “di lanciare accuse contro” l’ Egitto “non è altro che fumo negli occhi, usato per coprire il proprio desiderio di prolungare la guerra per motivi politici e personali”. Intanto dall’Iran si ritorna alla rappresaglia l’uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran. Sarà “diversa e inaspettata” ha affermato il vice comandante per le operazioni delle forze Quds delle Guardie rivoluzionarie iraniane, il brigadiere generale Mohsen Chizari, durante un’intervista alla tv di Stato, sottolineando che l’ Iran risponderà all’assassinio di Haniyeh “al momento giusto”.
Brasile: scoperti finanziatori di Hamas
La frontiera tra la città brasiliana di Chuí, nello stato di Río Grande do Sul, e Chuy, sul versante uruguaiano, è considerato il nuovo centro in America Latina per le attività di riciclaggio di denaro che servirebbero a finanziare anche Hamas. L’area ospita la più grande e antica comunità palestinese del Brasile e qui operano i “doleiros”, utilizzati per inviare denaro in Palestina: sono cambiavalute che trasferiscono illegalmente soldi da un Paese all’altro senza alcuna dichiarazione alle autorità. Nei giorni scorsi, un’operazione della polizia civile di San Paolo ha scoperto un’importante rete di riciclaggio di denaro del Primeiro comando da capital (Pcc, il principale gruppo criminale brasiliano) che operava con l’aiuto di un uomo d’affari palestinese originario proprio di Chuí.